fiume-meraC’è un luogo incantato, tra il culmine nord del Lago di Como e il Lago di Mezzola. È la riserva naturale del Pian di Spagna. Una vasta area pianeggiante alla confluenza di due vallate, la Val Chiavenna e la Valtellina, da sempre contesa fra terraferma e acqua. Zona umida, straordinario habitat vegetale e animale. Ninfee bianche e canneti, piante che vivono nell’acqua e fiori. E anatre tuffatrici, germani reali, cigni, folaghe, qualche rara anatra di mare, cormorani. Qui sostano e nidificano gli uccelli migratori. È riserva dal 1983, è riconosciuto come sito d’importanza comunitaria e fa parte della rete ecologica europea “Natura 2000”, che vuole garantire la sopravvivenza della biodiversità presente nel continente. Andarci a camminare significa entrare in un mondo magico, dove il tempo è sospeso.

La natura è sempre insidiata dagli insediamenti umani. La riserva dovrebbe in questo caso proteggerla. Ma c’è un pericolo nuovo che incombe sul Pian di Spagna. A Novate Mezzola, paese della Valchiavenna affacciato sull’omonimo lago, c’è un’area contaminata da cromo esavalente e altri metalli.

Il cromo esavalente è il veleno reso famoso da Julia Roberts nel film Erin Brockovich. L’area è stata abbandonata dalla Falk, senza bonifica. L’hanno ereditata altre società in vent’anni di passaggi di proprietà, delibere regionali, decreti del ministero dell’Ambiente, interventi della Commissione europea.

La storia si chiude il 12 febbraio 2015: la Provincia di Sondrio certifica l’avvenuta “messa in sicurezza” dell’area. Bonifica? No, “messa in sicurezza”. Cioè l’area in cui sono state sepolte le scorie della fonderia è stata coperta con un manto d’asfalto e circondata da un muro.

La vicenda si riapre con la richiesta da parte di un’impresa, la Novate Mineraria, di avviare un progetto industriale denominato “Parco minerario produttivo”.

Di cosa si tratta? Dell’estrazione di granito San Fedelino dalle cave a monte e del riutilizzo, a valle, dell’area “messa in sicurezza” per stoccare il materiale che serve alle ferrovie per le massicciate e le gallerie dell’Alta velocità. Sembrava cosa fatta, anche per il via libera della responsabile del Wwf regionale, che è anche l’avvocato del Comune.

Ma altre associazioni (Legambiente, Comitato salute ambiente, Cai, Medicina democratica, Amici della Val Codera) hanno studiato i documenti e hanno cominciato a sollevare dubbi. L’operazione non finisce per incidere sulla riserva naturale? Quei terreni non erano stati trasformati da area industriale a verde pubblico e turistico? E non è vietata l’attività di lavorazione d’inerti nei territori dei laghi lombardi?

Ma non c’è niente da fare. La Regione ha dato l’ok all’operazione il 15 aprile. Il Pian di Spagna, luogo incantato, è “riqualificato” con un intervento anti-ambientale che, imbrogliando con le parole, hanno chiamato parco, “Parco produttivo”.

il Fatto Quotidiano, 29 maggio 2015

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