di Stefan Liberski – Belgio/Francia/Canada 2014, dur. 100 – Con Pauline Etienne, Taichi Inoue

Il Fascino Indiscreto dell'Amore

Una ventenne belga a Tokyo nell’evo moderno. Sradicata del Giappone a 5 anni, Amelie ci ritorna da maggiorenne per viverci: dà lezioni di francese, incontra Rinri, francofilo, moderno rampollo di una famiglia bene del luogo, visita mezzo Sol Levante, ne respira umori e sapori assieme al ragazzo, ma non si decide mai di finire definitivamente sua moglie come lui vorrebbe. Il faticoso inserimento e la definitiva abiura del ruolo della donna nella società giapponese del testo letterario di partenza a firma Amélie Nothomb si trasforma in una bizzarra, affascinante e delicata esplorazione di una cultura nazionale fatta di oggetti (quello per tirare il viso o massaggiare la mascella sono da urlo), tradizioni e modalità di provare le sensazioni intime estremamente peculiare. Il belga Liberski sembra entrare con baldanza nell’esotismo più cartolinesco, ma lentamente il film si assesta su una fase di stasi sentimentale della ragazza che diventa romanzo di formazione con l’iniziazione all’età adulta che passa attraverso il perdersi nella natura incontaminata. Full frontal senza inibizioni e malizia, accenni di fusione visiva (il video con l’animazione dei cuoricini) e musicale dei mondi orientali e occidentali incrociati, e una devastante chiosa che fa esplodere quell’inconcludenza esistenziale di Amelie come se ci fosse un dio a governare le leggi del desiderio e del futuro. “E’ stata molto di più di una stupida storia d’amore”, spiega la voce off della protagonista sulle note di Big in Japan di Ane Brun. 3/5

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