Le elezioni regionali sono la metonimia della politica italiana: basta osservare la parte per vedere l’orrore del tutto. Le vette di abominio e idiozia toccate durante questa campagna elettorale sono così esaustive che se ci si fosse arrovellati nel tentativo di redigere un Bignami della malapolitica sarebbe stato difficile essere altrettanto completi e dettagliati.

Marche, Umbria e Toscana sono state un po’ oscurate dalle gesta epiche di Veneto, Liguria, Campania e Puglia, che bisogna ammetterlo si sono date proprio da fare per declinare tutta la gamma delle perversioni politiche. La Puglia sembrava essere rimasta un po’ sullo sfondo rispetto alla Campania di De Luca e alla Liguria di Lella la burlona, ma ecco che sul finale ha fatto un balzo in avanti: sei su tredici degli impresentabili resi noti dalla commissione Antimafia sono nelle liste pugliesi.

Questo sì che è un grande recupero: nessuno può mettere la Puglia in un angolo. Ma diciamo che gli impresentabili sono stati il basso continuo di queste ultime settimane; forse invece di affannarsi a negare l’evidenza con boutade tipo “Io non li voterei” (Renzi) o “Avremmo dovuto prendere maggiori precauzioni” (Michele Emiliano), sarebbe convenuto cavalcare l’onda e usarli come punto di forza: uno slogan come “Il presente è impresentabile” per esempio, nella Campania capocomicale di De Luca, poteva andare forte, per non parlare dell’affascinante matrice veristica.

Che se per riempire il carro fai salire gente con gli anfibi pieni di fango è inutile che poi pontifichi sui detersivi per pavimenti. Anche perché,alla fine, l’importante è vincere, e se la pecorella smarrita si fa leone alla fine l’ovile se la va a riprendere: così Renzi ha progressivamente accorciato le distanze con ‘Enzo’ l’incandidabile, e dal ‘dimmi con chi vai o ti darò del lei’ è arrivato a concludere la campagna elettorale a Salerno a braccetto con De Luca dichiarando “Si può essere amici mantenendo delle distanze” (non troppe però).

I come impresentabili, I come incandidabili, cosa manca? Ah gia’, I come Indagati: Raffaella Paita, pupilla del Burlando, la Bond continuity girl, ovvero il suggello della rottamazione a targhe alterne, è indagata per omissione in atti d’ufficio e concorso in disastro colposo. Non sappiamo se si rivelerà innocente per il disastro dell’alluvione, ma sappiamo per certo che è colpevole per il disastro delle regionali liguri, che rischiano di vedere incoronato Toti-gol, quello con una t sola (e concorrere alla colpa di trasformare uno come Toti, costituzionalmente negato all’arte politica, in bomber dovrebbe prevedere almeno dai 3 ai 6 anni).

Fortunatamente, un inconscio masochista inedito all’indole della destra ha garantito la par condicio sul fronte dell’autosabotaggio: la parcellizzazione dell’atomo politico tanto cara alla sinistra questa volta non ha risparmiato nessuno e tanto la Lega (Tosi-Zaia) quanto Forza Italia (Schittulli-Poli Bortone) hanno fatto concorrenza al frazionamento autopunitivo tipico della sinistra (Paita-Pastorino).

In questi giorni si dibatte molto se queste elezioni abbiano valore politico o siano un fatto unicamente localistico: per ciò che concerne costumi e vizi, purtroppo, sono lo specchio fedele della politica nazionale.

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