Cinema

Youth, il produttore: “Film venduto in 76 paesi. Anche Lynch e Almodovar furono ignorati a Cannes ma i film se li ricordano tutti”

Nicola Giuliano al fattoquotidiano.it: “Il prestigio di una Palma d’Oro gli incassi in sala non si possono equiparare, ma un film è prima di tutto un’operazione finanziaria". E poi: "Barbera ha ragione, ci fosse stato un giurato italiano con i Coen avrebbe aiutato moltissimo i nostri tre film"

di Davide Turrini

Youth – La Giovinezza non ha vinto la Palma d’Oro? Meglio che il film guadagni e rimanga nella memoria collettiva degli spettatori”. Non siamo nella favola di Esopo de La volpe e l’uva, ma con Nicola Giuliano, produttore della pellicola di Paolo Sorrentino, ventiquattrore ore dopo il verdetto del Festival di Cannes 2015 che per i film italiani – oltre a Youth, Il Racconti dei Racconti di Garrone e Mia Madre di Moretti – significa “zero tituli”.

“Ce l’hanno annunciato domenica all’ora di pranzo verso le 13. Quella è l’ora della chiamata sia che vinci qualcosa o che non vinci niente. Stavolta non ci hanno comunicato notizie positive (Sorrentino vinse il Premio della Giuria con Il Divo nel 2008 ndr)”, spiega al fattoquotidiano.it il produttore napoletano che assieme a Francesca Cima finanzia i film di Paolo Sorrentino fin dal primo titolo, L’uomo in più (2001).

“Il prestigio di una Palma d’Oro a Cannes e gli incassi in sala non si possono equiparare, ma un film è prima di tutto un’operazione finanziaria, quindi i grandi incassi di questo weekend sono benvenuti. Preferiamo il giudizio del tempo, quello della memoria collettiva degli spettatori: questo è il campionato più importante da giocare. Guardate che nel 2016 la Palma a Deephan di Jacques Audiard non ce la ricorderemo più”. E se l’esempio non fosse chiaro basta ritornare a recenti palmares cannensi: “Tutti ricordano Tutto su mia madre di Almodovar o Mulholland Drive di Lynch che non vinsero la Palma; allo stesso tempo chi si ricorda della Palma d’Oro di Apichatpong Weerasetakul con Lo zio Boonmée… nel 2010?”.

L’inatteso intervento a gamba tesa del direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera, questa mattina su La Stampa, trova comunque il plauso di Giuliano: “Barbera ha ragione, ci fosse stato un giurato italiano con i Coen avrebbe aiutato moltissimo i nostri tre film. A chi sta a cuore il cinema del suo paese, magari non la spunta, ma si batte fino all’ultimo per farlo premiare. È stata una cosa fantastica essere in Concorso a Cannes con tre film italiani di questo livello. Allo stesso modo parlavo con un collega tedesco, e in Germania a livello produttivo sono avanti anni luce rispetto a noi, ad esempio con il fondo finanziario della Baviera che eguaglia in quantità il nostro Fus, ma sono secoli che non hanno un film in Concorso. Il nostro cinema sarà più artigianale, ma in un periodo di vacche magre è vitalissimo”.

Eccola passata ai raggi x allora la giuria dei pluripremiati fratelli Coen: “Oramai abbiamo capito che esistono almeno tre mondi differenti ai festival: ciò che dice la stampa, il gusto del pubblico con applausi o fischi, e poi c’è l’inconoscibile mondo dei giurati: il film che scelgono non corrisponde mai ai giudizi delle altre due realtà. E poi i Coen, come molto spesso accade a grandi registi che dirigono giurie festivaliere, pensiamo a Quentin Tarantino che premiò Michael Moore, rimangono colpiti e tendono a far vincere film diversi dal loro mondo e dal loro modo di filmare. Audiard e i registi di Non è un paese per vecchi sono due mondi opposti”.

E se l’esternazione di Barbera, che non l’ha di certo mandata a dire ai francesi e ai film in Concorso (“i meno significativi di un annata modesta”), e che sembra essere un messaggio spedito a Garrone e Sorrentino che potevano essere ospiti graditi a Venezia 2015, Giuliano conferma che Youth era pronto per Cannes: “Paolo preferisce lavorare d’estate e di solito i suoi lavori sono finiti per i tempi di Cannes. Barbera non ci aveva invitato, ma credo che il film gli sia piaciuto. Ad ogni modo mi fa piacere quando una persona del suo calibro dice quello che pensa, non c’è mai schiettezza in questo mondo cinematografico. Barbera ha dimostrato di avere la schiena dritta”. 75 paesi che hanno acquistato La Giovinezza (“76 con il Giappone negli ultimi giorni di festival”, precisa il produttore), il distributore americano Fox Searchlight che ha obbligato la distribuzione italiana a non proiettare il film in versione originale per via della troppa pirateria nelle sale del Belpaese, così la voglia di una partecipazione ai festival internazionali un po’ ritorna: “Certamente, e poi ci tengo a dire che rifarei quella foto con i tre registi italiani insieme prima di Cannes: hanno comunque rivendicato come il più grande festival del mondo ha riconosciuto il valore del cinema italiano”. Anche senza Palma d’Oro da riportare a casa.

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