“Certamente non è una situazione facile. E’ indubbio che quello che è stato rappresentato dai collaboratori di giustizia è un piano purtroppo avanzato di preparazione dell’attentato e che le parole intercettate non sono di un mafioso qualsiasi, ma di quello che è stato lo stragista più spietato degli ultimi anni della storia del nostro Paese”. Così il magistrato Nino Di Matteo (in libreria con  ‘Collusi’ del pm Nino Di Matteo e del giornalista Salvo Palazzolo, edito da Bur) ai microfoni di Raffaela Calandra per ‘Storiacce’ su Radio24. “Lei sente di essere in una situazione analoga a quella vissuta da Falcone e Borsellino anche in relazione al clima creato intorno a lei riguardo il processo della trattativa che lei porta avanti?”, “Ogni qualvolta le inchieste mirano in alto si respira quel clima. Il pericolo è sempre dietro l’angolo – risponde Di Matteo -. Quando lo Stato riesce a far pulizia anche dentro se stesso io credo che dimostri di essere uno Stato forte. Dobbiamo vigilare che l’autonomia e l’indipendenza della magistratura non vengano intaccate da un pericolo esterno e cioè di quella parte della politica che vorrebbe ridurre il magistrato ad un burocrate invece che più attento a fare giustizia, per avere magistrati più attenti a non scontentare i potenti. Ma dobbiamo anche denunciare i pericoli che vengono dall’interno e cioè dagli organismi di autogoverno della magistratura, quindi il problema delle correnti interne e il loro eccessivo peso. Così come calcoli di opportunismo, o di opportunità politica, nelle scelte dell’autogoverno finiscono per limitare l’autonomia di ogni singolo magistrato. Ci sono molti magistrati, giustamente, che non sono legati a nessun partito o corrente politica, che non vogliono iscriversi a nessuna corrente della magistratura e che oggi sono scoraggiati perché sono consapevoli che il mancato inserimento nel sistema correntizio li potrà pregiudicare la carriera, un fenomeno sempre più diffuso e che deve essere denunciato e contrastato” di Gianfo Franchi

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