“Per battere il cancro mafioso bisogna affermare la cultura della Costituzione, cioè del rispetto delle regole, sempre e dovunque, a partire dal nostro agire quotidiano. La presenza di organizzazioni criminali è favorita dall’area grigia dell’illegalità, dalla convinzione che si possa fare a meno di un rigoroso e costante rispetto delle regole. Mafia, illegalità, corruzione non sono sempre la stessa cosa, ma si alimentano a vicenda”. Sono le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Palermo per celebrare il 23esimo anniversario della Strage di Capaci, l’attentato di Cosa Nostra nel quale, nel 1992, persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

“La battaglia per la legalità e per la Costituzione, cari giovani – ha detto il Capo dello Stato rivolgendosi agli studenti che lo seguivano nell’aula bunker dell’Ucciardone e ai tantissimi in videoconferenza in tutta Italia – può esser vinta perché è nelle nostre mani. Noi possiamo ripulire e rendere chiaro quello sfondo torbido, su cui il cancro criminale ha costruito la propria ricchezza e il proprio potere, derubando tanta gente di opportunità, di futuro e di vita.

Nell’aula bunker, sede del maxiprocesso, nato dall’azione di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e del pool antimafia, oltre al Capo dello Stato, il presidente del Senato Pietro Grasso, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri, il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini, il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Rodolfo Maria Sabelli e la professoressa Maria Falcone, sorella del Giovanni.

Alle 17.58, l’ora della strage del ’92, è stato osservato un minuto di silenzio in via Emanuele Notarbartolo, la strada che taglia via Libertà proprio all’altezza in cui inizia il “giardino inglese”, sotto casa di Giovanni Falcone. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha letto i nomi delle vittime delle stragi di Capaci e via D’Amelio, attentato di Cosa Nostra nel quale persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

“Oggi è una giornata particolare perché ricordo Giovanni Falcone insieme a tanti giovani, ma io ce l’ho sempre nel cuore e il suo ricordo mi aiuta nei momenti difficili”. Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso a Palermo a margine delle commemorazioni . Il presidente ha detto di essere contento anche della presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, palermitano come Grasso e Falcone. “Sergio Mattarella negli anni passati è stato qui accanto a noi, adesso lo è da Presidente della Repubblica e questo ha un significato particolare, dimostra la grande e significativa attenzione delle istituzioni”.

L’uomo, il collega, il maestro, l’amico. Giovanni sei stato molte cose per me. Un magistrato abilissimo, un fuoriclasse,…

Posted by Pietro Grasso on Venerdì 22 maggio 2015

Grasso ha anche scritto su Facebook un post per ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Anche il premier Matteo Renzi ricorda su Twitter e Facebook la strage di Capaci. Il premier pubblica su Facebook una foto del giudice Giovanni Falcone, cita i nomi della moglie e dei tre agenti della scorta morti nell’attentato. E lancia l’hashtag #ionondimentico

Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro #ionondimentico Posted by Matteo Renzi on Venerdì 22 maggio 2015

Angelino Alfano, sempre sul social network, ha aggiunto:

Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati, assente alla commemorazione, ha mandato un messaggio per invitare a lottare contro la mafia “a partire dai banchi di scuola, attraverso un’opera di educazione al rispetto delle regole e delle leggi. Anche per questo è importante trasmettere ai giovani la memoria del sacrificio di quanti, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno contribuito alla lotta contro le mafie pagando con la vita il loro impegno morale e civile”.

“Solo insieme, costituendo una forza comune si vince la guerra contro la mafia”. Lo ha detto Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, subito prima dell’inizio delle celebrazioni. Ai giornalisti che le chiedevano le ragioni della scelta di trasferire la salma del fratello nella chiesa di San Domenico, separandola da quella della moglie Francesca Morvillo, morta nell’attentato, ha riposto: “Francesca ne sarebbe felice. Noi abbiamo scelto di privilegiare l’immagine pubblica di mio fratello perché ne resti un esempio nel tempo, della lotta a Cosa nostra”. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, aggiunge: “Siamo qui per ricordare il significato dell’opera di Falcone e Borsellino, la loro storia ci riporta al principio dell’impegno e della fiducia nel fatto che la mafia si può sconfiggere. Quello che hanno fatto ci ha indicato il percorso”.

Nel capoluogo siciliano non c’è stata solo la cerimonia nell’aula bunker: anche le piazze di Palermo e di tutta Italia celebrano il 23esimo anniversario della Strage di Capaci. Oltre 40.000 studenti di tutto il Paese e un centinaio di ragazzi provenienti da Europa e Stati Uniti stanno partecipando alla manifestazione “Palermo chiama Italia”, organizzata dalla Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”, in collaborazione con la Direzione Generale per lo Studente del ministero dell’Istruzione.

Il Ministero dell’Istruzione e la Fondazione Falcone hanno infatti deciso di collegare il capoluogo siciliano con sei piazze di altrettante città (Milano, Gattatico, Firenze, Napoli, Rosarno, Corleone), unendo tutto il Paese nel ricordo. Alle piazze reali si sono unite quelle virtuali, attraverso i profili @MiurSocial e @23maggioitalia. Su Twitter è già partita una gara di selfie di chi vuole dire no alla mafia aderendo alla manifestazione di domani attraverso l’hashtag #PalermoChiamaItalia.

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