E’ indagato dalla Procura di Torino con l’ipotesi di peculato il presidente della Fondazione per il Libro Rolando Picchioni. Attraverso alcune perquisizioni fatte in sede da carabinieri e finanzieri della squadra di polizia giudiziaria, sono state prelevate fatture e altra documentazione.

Secondo l’accusa, coordinata dai pm Gianfranco Colace e Andrea Beconi, Picchioni avrebbe fatto uso improprio dei fondi pubblici della Fondazione, costituita nel 1999 da Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino. I magistrati, secondo quanto si apprende, gli contestano una serie di fatture, sequestrate dalla polizia giudiziaria negli uffici della centrale via Santa Teresa insieme ad alcuni computer. L’ipotesi dell’inchiesta è che alcuni servizi siano stati sovrafatturati.

Picchioni ha detto che “di essere sbalordito” di fronte “all’enormità dell’addebito” ma “altrettanto assolutamente sereno”. “Nella mia vita non ho mai – e ripeto mai – pensato di sfruttare in qualunque modo la mia posizione per un qualsivoglia tornaconto personale”. Il presidente ha poi continuato sottolineando che si tutelerà “fermamente in tutte le sedi contro qualsiasi possibile tentativo di strumentalizzare l’attuale momento e di offendermi nella mia dignità di persona e nel mio operato professionale”.

Anche i legali dell’indagato, Giampaolo e Valentina Zancan, hanno sostenuto che “l’onorevole Picchioni è assolutamente estraneo all’indagine della procura, della quale contesta ogni validità sia nel merito che nel riscontro probatorio”. Gli avvocati hanno poi aggiunto che il presidente “è a disposizione della procura per chiarire le circostanze contestate, delle quali sin da ora si dichiara completamente estraneo”. I legali hanno contestato la “diffusione mediatica che contrasta con i principi del contraddittorio ai quali dovrebbe attenersi ogni civile processo”.

La notizia dell’inchiesta arriva a pochi mesi dalla scadenza del mandato di Picchioni. E, anche se le accuse dovessero rivelarsi infondate come sostiene, rendono ancora più difficile una sua conferma ai vertici della Fondazione. “Sono un uomo delle istituzioni, mi rimetterò alle stesse per le decisioni che ad esse spettano”, aveva dichiarato al riguardo nel giorno della chiusura dell’ultimo Salone del Libro.

 

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