Un ministro dello Sport. Più che un’idea, un progetto ben preciso. Che potrebbe concretizzarsi nel giro di qualche settimana. Di sicuro non prima delle elezioni regionali. Fino ad allora tutto fermo. Poi qualcosa succederà. Matteo Renzi ci ha pensato per mesi, ora potrebbe decidere di scegliere. Non solo il nome, ma anche e soprattutto il partito o l’area di riferimento. Un particolare non di secondo piano, che sposta a dopo il voto del 31 maggio l’asticella cronologica della nomina. Perché il verdetto delle urne sarà un elemento fondamentale della decisione al pari della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. Per Renzi è un traguardo da non mancare. Per questo vuole qualcuno che si impegni al massimo per raggiungerlo. Lavorando in due direzioni: ridare dignità a un mondo popolato da scandali (il calcioscommesse) e interessi colossali (diritti tv), proseguire nel solco tracciato da Graziano Delrio.

E con l’ex sottosegretario passato ai Trasporti, la delega allo sport è pronta ad essere assegnata, visto che Claudio De Vincenti, suo successore, non l’ha ereditata per volere del premier (che ha preso l’interim). Chi potrà essere il prescelto? Presto per dirlo. Fatto sta che l’indiscrezione circola da mesi e a ilfattoquotidiano.it sono arrivate conferme da più fonti, parlamentari e non. Tutte vanno in una direzione ben precisa: il nuovo ministro, se ci sarà, non sarà di stretta osservanza renziana. Anzi: potrebbe non essere del Pd. Motivi politici e di consenso politico.

Non è mistero che l’obiettivo di Matteo Renzi sia quello di blindare – e perché no ampliare – la maggioranza parlamentare per governare senza problemi fino alla fine della legislatura. In questa logica, il premier ha vari strumenti per convincere malpancisti, dissidenti, alleati delusi o ipotetici nuovi partner a sostenerlo con rinnovato entusiasmo. Nell’ordine: il capo del governo può ancora assegnare due ministeri senza portafoglio e giocarsi la carta dei presidenti delle commissioni parlamentari, da cambiare al giro di boa del mandato (fine mese). Qui rientra il discorso del ministro dello Sport. Che per Renzi è un ruolo strategico, specie nell’ottica della candidatura di Roma 2024. Il segretario del Pd l’ha fortemente voluta e sponsorizzata, tanto da esser stato lui ad annunciarla ufficialmente a metà dicembre scorso durante la consegna dei Collari d’oro al Comitato olimpico. Il Coni, appunto. Nella scelta del premier Giovanni Malagò avrà un ruolo. Non vincolante, ma di indirizzo. Poi, come spesso accade, Renzi farà di testa sua. Perché si tratta di strategia politica.

Come detto, fino al 2 aprile scorso la delega allo Sport era nelle mani del sottosegretario Graziano Delrio, poi divenuto ministro dopo le dimissioni di Maurizio Lupi (Ncd). Ora la delega è nelle mani del premier, che ha preferito non assegnarla. Solo una coincidenza o la prova concreta del fatto che Renzi ha in mente da tempo la nomina di un ministro dello Sport? Secondo quanto risulta al Fatto.it, l’ipotesi più probabile è la seconda. Non solo. Proprio il Nuovo Centrodestra potrebbe essere il partito a cui assegnare il dicastero: dopo l’addio di Lupi, del resto, Alfano può chiedere di ristabilire la proporzione numerica all’interno del governo. Ma non è l’unica opzione possibile. Secondo molti, papabile per l’ingresso nell’esecutivo è anche un rappresentante di Scelta civica. A sentire altri, invece, il piano di Renzi sarebbe un altro: dare il ministero alla minoranza del Pd oppure premiare con la nomina chi decide di staccarsi dall’opposizione interna per salire sul carro dell’ex sindaco di Firenze. In ogni caso, un salto in alto. Sportivamente parlando, s’intende.

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