Domenica scorsa sono stato a Castel Volturno, nella città degli ultimi. Ho conosciuto Dimitri Russo, il bravo sindaco che cerca di dare un futuro alla disperazione, ripulire le baracche putride lungo il punto di confluenza sulla Domiziana dei neri d’Africa e dei neri d’italia. Disperati, soli, affogati nell’illegalità gli uni come gli altri e soprattutto lasciati al loro destino: morire di camorra o di droga oppure di prostituzione. “A noi servono soprattutto competenze intellettuali – mi ha detto il sindaco – ingegneri e architetti per fare il piano regolatore, progettisti qualificati per attrarre gli investimenti europei. Ci servono pedagoghi, bravi insegnanti, studiosi del paesaggio per ripulire la nostra terra. Ci serve il meglio, perché il peggio qui già c’è”.

Conosco anche Domenico Tuccillo, sindaco di Afragola. E’ una persona equilibrata e ha rifiutato, con una motivazione ineccepibile, a rendere il suo quartiere più difficile, quello di Salicelle, teatro della serie Sky Gomorra. Tuccillo spiega che la sua terra non ce la fa più ad essere utilizzata unicamente come set per raccontare l’unica industria che fattura: la camorra. Afragola e Castel Volturno si tengono per mano. Oggi la serie televisiva ha bussato alle porte alla città satellite a est di Napoli. Ieri il film per il cinema realizzò a nord di Napoli, Castel Volturno, la sua scena più cruenta e drammatica: ragazzi con i mitra che sparano per la felicità di essere entrati nella grande famiglia di Gomorra, pallottole impazzite a pelo d’acqua, mitragliate di giubilo per l’ingresso nella società che comanda e uccide.

Il ‘no’ che il sindaco di Afragola ha pronunciato è naturalmente differente da quelli che per anni abbiamo ascoltato di chi voleva ridurre ogni attenzione, sminuire il fenomeno a una sorta di cavalleresca guapparia, tenere la camorra dentro il recinto di casa propria. Questo no è invece la richiesta disperata di un aiuto: ad Afragola come a Castel Volturno sanno tutto di camorra. Hanno bisogno di legalità, di una trasfusione massiccia di facce pulite. Ad Afragola come a Castel Volturno sanno come si spara, vedono come si spara e come si muore. Chiedono solo che le loro morti non divengano il film permanente della loro vita.

Articolo Precedente

Genova, due anni senza il Gallo. Il 22 maggio 2013 moriva don Andrea

next
Articolo Successivo

Genova, carabiniere ferito al torace durante un controllo. E’ grave

next