Contenuti da personalizzare, funzioni specifiche per i runners, ma soprattutto l’introduzione dei video. L’attesa non è stata tradita: a New York Spotify ha svelato le novità che andranno ad arricchire il suo servizio streaming, con nuove funzioni e l’attesa introduzione dei contenuti video. A fare gli onori di casa l’amministratore delegato Daniel Ek, che ha illustrato le novità proposte e gli obiettivi della società svedese. Nel campo musicale le novità si limitano a un’interfaccia ridisegnata e ad alcune funzioni di personalizzazione dei contenuti, con l’interessante introduzione di una funzione specifica pensata per gli amanti della corsa. Si chiama Spotify Running ed è un sistema che permette di selezionare le playlist in modo che il ritmo della musica si adatti a quello del corridore. Il servizio è disponibile da subito (anche in Italia) ma solo per dispositivi iOS di Apple. 

Le maggiori aspettative, però, riguardavano l’arricchimento dei contenuti con l’introduzione dei video, riguardo il quale si erano susseguite numerose indiscrezioni nei giorni scorsi. A segnare il grande passo sarà la funzione Now, per il momento introdotta per i dispositivi mobile e solo in Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Svezia. I contenuti video spazieranno dall’intrattenimento alle news, passando per la copertura di eventi musicali in diretta. L’elenco dei partner che contribuiranno ad arricchire l’offerta del servizio è impressionante e comprende, tra gli altri, Bbc, Comedy Central, Vice Media, Abc, Ted, Slate, Espn e Cbs. Una mossa che permetterà a Spotify di differenziare la sua attività, ma che difficilmente potrà andare a impensierire i leader del settore (Google in testa) in termini di quote di mercato. Nonostante la sua base di 60 milioni di ascoltatori, infatti, Spotify è ancora ben lontana dal poter pensare di insidiare il settore video.

La mossa dell’azienda di Daniel Ek rappresenta piuttosto un tentativo di migliorare le opportunità di guadagno e correggere il preoccupante trend negativo dell’ultimo anno. Nonostante una crescita esponenziale, infatti, la società svedese ha risultati economici in continuo peggioramento. Nel 2014 il fatturato è cresciuto del 45% superando il miliardo di euro, ma le perdite (che nel 2013 erano state di “soli” 93 milioni) ammontano a ben 165 milioni di euro. Una situazione paradossale, causata dall’insostenibilità del modello basato sulla pubblicità per la versione gratuita del servizio. Per capirlo basta fare due conti: i clienti free di Spotify rappresentano il 75% della sua utenza, ma non arrivano a produrre nemmeno il 10% del fatturato. Di questo, infatti, il 91% deriva dai contratti a pagamento. Stando così le cose, la scelta di introdurre contenuti video sembra più che altro un tentativo di aumentare gli introiti pubblicitari attraverso gli spot che potranno essere somministrati agli spettatori della versione free del servizio.

Se la mossa dovesse riuscire, Spotify potrà attrezzarsi meglio all’impatto con l’annunciato sbarco nel settore di Apple, che tra l’8 e il 13 giugno svelerà i dettagli del suo nuovo servizio di streaming musicale. Il colosso americano, però, non è l’unico concorrente dal quale Spotify si deve guardare. Nei giochi rientra anche Deezer, che due giorni fa ha annunciato il potenziamento del suo servizio attraverso l’inclusione dei podcast radiofonici (per ora limitati a Francia, Regno Unito e Svezia) con 20mila trasmissioni offerte in collaborazione con operatori del calibro del Financial Times e Slate.

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