Di nuovo polemica tra Morgan e X-Factor, e questa volta il rapporto sembra davvero definitivamente compromesso. Le cose sono andate così: ieri pomeriggio si è tenuta la conferenza stampa del Brianza Rock Festival, di cui il cantautore è direttore artistico, e giù un pesante attacco contro i talent show, colpevoli di essere «uno stratagemma per far firmare un contratto discografico a tutti quelli che si iscrivono». «Sappiate ragazzi – ha continuato – che quando vi iscrivete anche solo per la prima audizione voi avete già firmato un contratto discografico, voi siete legati mani e piedi per sempre a una casa discografica che non vi farà avere successo».

Alla base c’è un problema di soldi, perché Morgan sostiene di non essere stato pagato. Sky e Fremantlemedia, dal canto loro, rispondono che da una parte il compenso dell’artista è andato a finire a Equitalia Nord Spa «per un soddisfacimento di un debito di 300.000 euro», dall’altra, Morgan non avrebbe rispettato delle clausole per dei bouns che, quindi, non sono stati corrisposti.

Beghe non molto interessanti, andiamo oltre.

Poche ore fa, sulla sua pagina Facebook è comparsa una dichiarazione in cui Morgan – dopo aver risposto alle beghe di cui sopra – torna a parlare ai ragazzi che partecipano ai talent:

Trovo che i loro insulti siano la cifra del livello basso che rappresentano. A quelli rispondo dicendo che quella…

Posted by InArteMorgan on Martedì 19 maggio 2015

«La cosa che voglio sia chiara è che la decadenza di quel format ormai irrecuperabile usa dei giovani artisti prendendoli in giro da subito, castrando loro qualsiasi iniziativa di carattere artistico costringendoli ad eseguire come soldatini qualsiasi imposizione senza diritto di replica allo scopo di un preordinato progetto di usa e getta e il 99,9% dei casi più ‘getta’ che ‘usa’. Dico: se avete la sensazione di possedere un briciolo di talento sappiate che li’ metterete la parola fine alla vostra potenzialità, se proprio non resistete, almeno munitevi di avvocato (da subito) e fate valere i vostri diritti, non dico di artisti, ma almeno di persone comuni, perché altrimenti vi prendono per il c…»

Credo ci sia la necessità di mettere in chiaro alcuni punti:

1) l’attuale situazione dei talent non è in “decadenza”, bensì all’apice del proprio sviluppo e potenziale. I talent hanno determinato un meccanismo completamente funzionale alle proprie esigenze, con la discografia e la principale manifestazione canora italiana (Festival di Sanremo) del tutto prone al loro funzionamento;

2) per la ragione espressa al punto precedente, non si può parlare di decadenza, bensì di “sviluppo lineare”, che certamente impedisce ogni seppur lontana forma di progresso artistico, semplicemente perché ogni forma di arte autentica che possa riguardare i partecipanti è bandita a priori: i talent sono così da sempre e quindi il loro sviluppo non può che acuire la loro essenza;

3) sarebbe più onesto e del tutto legittimo dire che i talent show danno molta visibilità ad artisti, giornalisti, critici musicali, soubrette e persone dello spettacolo, che accettano la parte del puparo tronfio in cambio di un bel pacco di soldi e – soprattutto – di una cospicua impennata di popolarità. L’unica cosa inaccettabile in Italia è la condanna a priori verso chi è ben pagato.

Se decadenza ci fosse, il risultato sarebbe di segno opposto a ciò che i talent si prefiggono. E invece il sistema a essi funzionale non fa che dimostrarne l’ottima salute. Come ebbi a dire qualche tempo fa, Morgan doveva pensarci prima.

Meglio ancora sarebbe stato non voler cavar sangue da una rapa e sfruttare la propria popolarità, acquisita in questo gioco divertente, per puntare i riflettori su altre realtà italiane ben più meritorie e che mai saranno intaccate dai talent show.

Ricordo, per chiudere, quando Morgan stesso non molto tempo fa, per più di un anno, si aggirava per i corridoi del teatro Ariston in occasione del Premio Tenco, con telecamera e microfono a fare interviste per la Rai. Ricordo quando si esibiva con set sempre particolari e sorprendenti. Quello e altri simili sono i suoi posti, dove non si fa niente che non sia autentico, creativo, d’autore.

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