Non posso non riprendere quel che ritengo la notizia di un’ingiustizia. Si parla tanto di fair play nello sport, di gesti generosi, di solidarietà e di lealtà. Una delle foto più emblematiche del ciclismo è il passaggio di una borraccia d’acqua tra Bartali e Coppi. Non mi risulta che siano stati puniti. Invece, per uno sciagurato Twitter, con tanto di foto, il tasmaniano Richie Porte, uno dei favoriti di questo Girum Italicum del 2015 è stato penalizzato di due minuti: aveva ringraziato il connazionale Simon Clarke di avergli passato la ruota e quindi di avergli consentito di riprendere la corsa, nella decima tappa che si è conclusa ieri, 19 maggio, a Forlì.

porteGli organizzatori, in base ad un articolo del regolamento internazionale Uci, gli hanno inflitto la squalifica perché aveva ricevuto aiuto da un rivale. Già. Clarke corre per la Orica GreenEdge, Porte è il leader della Sky. In classifica, ora il tasmaniano è decisamente lontano dalla maglia rosa Alberto Contador, 3 minuti e 9 secondi sono difficili da recuperare visto come va El Doloroso e come si batte il più giovane Fabio Aru.

Il Girum di Porte compromesso dall’occhiuta e tetragona lettura del regolamento, quando era evidente che l’intervento di Clarke era stato dettato dall’amicizia che lo lega a Richie e non da un accordo sottobanco tra le due squadre. Tanto che al traguardo forlivese Porte ha accusato un consistente ritardo di 47 secondi, rispetto a Contador. La buonafede dei corridori emerge dal fatto che lo stesso Porte ha postato l’immagine in Rete che documenta il montaggio della ruota: un gesto che meriterebbe un riconoscimento. Macché. La giuria – sostiene Mauro Vegni, il direttore della corsa rosa – non poteva non tenerne conto. Contador e gli altri uomini di alta classifica avrebbero potuto protestare. Non l’hanno pensato, anzi, quasi tutti sono scandalizzati dalla mera applicazione dell’articolo. La stessa penalità è stata comminata imparzialmente a Clarke, che è stato in maglia rosa ventiquattr’ore, dopo la tappa di La Spezia.

Un giorno, papà Richie dirà ai figli che al Girum 2015 è stato battuto non da Contador o da Aru, ma da Twitter. Da un social network. Vegni ha ricordato che i corridori dovrebbero conoscere le norme basilari del regolamento. Ci sono tuttavia circostanze in cui il regolamento potrebbe non essere ciecamente applicato, e che bisognerebbe tener conto delle attenuanti. E’ vero che i compagni della Sky hanno sbagliato a non cedere la loro bici al capitano in difficoltà, col tubolare afflosciato. E’ anche vero che il gesto di solidarietà tra avversari è da apprezzare e mostrare, una ragione in più per amare questo sport di fatica e di strada. Un esempio ammirevole. Ci impegniamo tanto ad insegnare cos’è il bene, poi dimentichiamo dove cercarlo. Di certo, non sempre il regolamento rappresenta il bene.

E adesso, poche righe per la cronaca di quest’uggiosa 11esima tappa da Forlì a Imola (153 km.), con ingresso – in finale di corsa – nel circuito dei Tre Monti, dove si sono corsi gli ultimi cinquanta chilometri. Piove e fa molto più fresco rispetto a ieri. Dopo il primo traguardo volante vinto dal sagace Nizzolo davanti a Viviani e Boem (che mantiene la maglia rossa della classifica a punti), vanno via Intxausti (Movistar), Rosa (Astana), Zakarin (Katusha), Kruijsvijk (Lotto NL Jumbo). Li raggiungono Montaguti (Ag2R), Rubén Fernandez (Movistar), Hesjedal (Cannondale-Garmin), Rutkiewicz (CCC Sprandi), Bétancour (Ag2R), Pellizzotti (Androni-Sirmentec). Caratura degli attaccanti elevata.

La fuga dapprima stenta a stabilizzarsi, poi si cementa. Il vantaggio sul gruppo supera i quattro minuti. La pioggia rende viscido e pericoloso l’asfalto. L’inseguimento è prudente: nessuno rischia di cadere per riacciuffare Pellizzotti e soci. Il meglio piazzato in classifica è Hesjedal, a sei minuti da Contador. El Doloroso lascia fare, non lo preoccupa il canadese, anche se ha vinto il Giro del 2012. Aru soffre il freddo e sta tranquillo, nonostante l’accidentato percorso, e lo strappo dei Tre Monti (da superare tre volte). Ha speso molto nei giorni scorsi, punta a recuperare per il week end, prima la lunga crono, domenica l’arrivo a Madonna di Campiglio, dove Pantani trionfò ma dove, il mattino dopo, fu costretto a lasciare il Giro per i valori riscontrati durante il controllo antidoping (quel giorno c’ero: andai a Cesenatico per intervistarlo).

A proposito di rimandi storico-ciclistici. Pioveva anche nel 1968 quando Vittorio Adorni, sulle stesse strade dei Tre Monti, vinse il Mondiale, lasciando a oltre dieci minuti Van Springel.
I dieci si stuzzicano a turno, l’attacco decisivo è quello del russo Ilnur Zakarin, uno che si è presentato al Giro dopo aver trionfato nel Giro di Romandia: ha 25 anni e molto talento. Scatta a mezzo chilometro dall’ultimo passaggio in cima ai Tre Monti, va a vincere. Intanto, dietro, scivola e cade Rigoberto Uran Uran: qualche escoriazione, inseguimento a zig zag fra le ammiraglie, rientro faticoso in gruppo. Dopo Zakarin, arriva il redivivo colombiano Betancur, assai vivace negli ultimi giorni, a 53”, regola Franco Pellizzoti, il basco Intxausti, Rosa, Kruijsvijk, Hesjedal. Il gruppo della maglia rosa è a un minuto e 2 secondi.

Il nostro amico Tsabu Gebremaryam Grmay è rimasto purtroppo intruppato coi velocisti, il freddo deve averlo un po’ condizionato, è 87esimo a 19 minuti e 5 secondi da Zakarin. Primo di questi 108 ritardatari, Diego Ulissi. Risparmia energie, lo attende un arrivo a lui favorevole domani, al Santuario Monte Berico di Vicenza, rampa adatta agli scattisti. In classifica Tsgabu perde di nuovo posizioni, è settantesimo a un’ora sette minuti e ventun secondi da Contador. Maglia nera, Marco Coledan, ultimo e 187esimo, sta lontano da El Doloroso 2 ore 53’02”. Quasi una tappa.

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