Ha otto anni ma è già stato sospeso dalle lezioni. Marco, nome di fantasia, non ha combinato nulla di grave ma la scuola non può garantirgli l’insegnante di sostegno. Stefano Simionato, dirigente della scuola “Marco Polo” di Spinea, in provincia di Venezia, non avrebbe mai voluto firmare quel provvedimento di sospensione cautelare ma l’ha fatto per garantire il bambino e i suoi compagni.

Marco è un ragazzino non facile, nelle scorse settimane ha perso il controllo e alzato le mani alla maestra. Per poter stare in classe avrebbe bisogno di un insegnante che lo possa seguire. Nulla di speciale in un Paese dove le norme e la Costituzione garantiscono l’accesso a tutti alla scuola. Almeno sulla carta, perché da sette mesi Marco attende l’insegnante di sostegno ma non arriva.

Ad ammettere la sconfitta dello Stato è lo stesso preside: “Io e gli insegnanti fin dall’inizio dell’anno scolastico abbiamo richiesto un supporto a sostegno di questo alunno. Abbiamo bussato a tutte le porte della gerarchia scolastica, passando dal dirigente scolastico provinciale, Domenico Martino, agli ispettori dell’ufficio scolastico regionale. Il nodo critico di fatto si è rivelato essere l’unità sanitaria locale e la neuropsichiatria che non hanno provveduto in tempi utili e con la necessaria tempestività a produrre la certificazione adducendo che il bambino ha competenze, livelli cognitivi e di intelligenza ottimali. Non hanno tenuto conto dei problemi comportamentali che si sono scatenati durante l’anno”.

Simionato le sta provando tutte. Lui, uomo della scuola, è in lotta con la stessa istituzione. Non sa più cosa fare. Ha rischiato persino personalmente. Venti giorni fa circa la situazione sembrava risolta: “E’ arrivata la certificazione dall’Asl. Con quel documento – racconta il dirigente – ora siamo nelle condizioni per ottenere una nomina di sostegno in deroga in corso d’anno. Appena giunta alla mia direzione, ho inoltrato nel giro di pochi minuti la pratica all’ufficio di competenza ma è ancora tutto fermo. Sono in contatto quotidiano con Martino che nel corso di un incontro con i genitori di quella classe aveva auspicato un sostegno a pieno orario perché aveva definito la situazione gravissima. Siamo al 15 maggio, io sono qua seduto nel mio ufficio in attesa: venti minuti fa ho chiamato l’Ust ma ancora non c’è nessuna buona notizia per noi”.

Simionato che per ora è riuscito con i pochi soldi del fondo d’istituto a fare un progetto che garantisce due ore in più per Marco, ora ha una sola soluzione: “Il ragazzino ha diritto di venire a scuola, io allo stesso tempo devo garantire la salute pubblica, di conseguenza se viene riportato in aula, affiderò l’insegnante della classe a questo bambino e dividerò tutti gli altri compagni in altre classi finché non si sblocca la situazione”.

Intanto del caso se sono occupati anche i servizi sociali del Comune di Spinea che di fronte alla gerarchia e burocrazia della Scuola non hanno potuto fare nulla. Per ora Marco, grazie alla pazienza della mamma, resta a casa. Rischia di finire l’anno scolastico senza poter rimettere piede tra i banchi.

 

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