Diventa un caso la precettazione dei tranvieri di Milano da parte del prefetto Francesco Paolo Tronca per evitare l’astensione dal lavoro proclamata dall’Usb per venerdì 15 maggio. Il sindacato di base, preannunciando “differenti iniziative e agitazioni sindacali”, scrive in una nota che si tratta di una “decisione inaccettabile” che “nei fatti nega un diritto costituzionale dei lavoratori: il diritto di sciopero”. In più la precettazione crea un precedente in base al quale “a Milano nessuna iniziativa sindacale può essere effettuata fino alla conclusione dell’esposizione universale”. Le segreterie territoriali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa e altre sigle di categoria ritengono che le polemiche sullo sciopero del trasporto pubblico locale stiano “nascondendo l’unico fatto vero: i tranvieri milanesi ancora una volta stanno garantendo un servizio giudicato da tutti di alto livello” mentre è in corso l’Expo.

Secondo i sindacati “il diritto di sciopero va difeso e la precettazione è uno strumento sbagliato”. Già in occasione della mobilitazione dello scorso 28 aprile “avevamo denunciato il rischio che quelle azioni determinassero interventi sbagliati più pesanti sul diritto di sciopero durante il semestre di Expo e così è accaduto, peraltro su uno sciopero che nulla c’entra con i temi di Expo a dimostrazione di un danno che riguarda tutto il sindacato”.

In effetti già prima dell’avvio dell’esposizione universale si erano rincorse ipotesi di revisione della disciplina sugli scioperi proprio per evitare che gli spostamenti di milanesi e turisti vengano impediti dalla paralisi della viabilità. Il presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi Roberto Alesse, aveva auspicato una moratoria per i sei mesi dell’Expo o la previsione di un referendum preventivo tra i lavoratori, a valle del quale la protesta sarebbe consentita solo se le adesioni raggiungono una certa percentuale, come avviene per esempio in Germania, Gran Bretagna, Olanda e Danimarca. Ma per ora l’esecutivo non si è mosso e la patata bollente resta appunto nelle mani dei prefetti. Quello di Milano aveva inizialmente chiesto una revoca dell’astensione dal lavoro, poi ha imposto la precettazione “per evitare disagi alla mobilità della cittadinanza, in una giornata che peraltro risulta particolarmente sensibile per l’affluenza di visitatori all’Expo”.

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