Non ditelo alla Merkel, che con l’Italia si è battuta per la redistribuzione dei profughi nei paesi Ue, ma ogni giorno dal Brennero transitano verso la Germania circa un centinaio di immigrati. In maniera illegale, almeno fino a quando il piano europeo sui flussi non sarà operativo. Per rendersene conto basta farsi un giro alla stazione di Bolzano di prima mattina quando al binario 3 arriva l’intercity notte da Roma: dal convoglio scendono decine di migranti e in pochi minuti lo scalo alpino si trasforma in un campo profughi a cielo aperto.

“Siamo già in Germania?”, chiedono spaesati da cartelli e annunci sonori già in tedesco. Quando capiscono che la meta è ancora a due frontiere di distanza sono già al binario 1 dove la stazione ha concesso un locale alle associazioni che si occupano della loro accoglienza (guarda la video inchiesta). Lì, in fila, vengono rifocillati, ma soprattutto capiscono come proseguire il viaggio fino in Baviera. Sì, perché Bolzano è solo una tappa, forse neanche l’ultima. “Vogliono tutti andare a Monaco perché hanno amici e parenti che li aspettano”, spiega Syrina, giovane volontaria altoatesina nata in Italia da genitori marocchini.

E così alla gente in stazione non rimane altro che spiegare loro come attraversare illegalmente, sotto lo sguardo per niente severo delle autorità italiane, il confine con l’Austria prima e la Germania poi: “Prendi l’eurocity delle 17.00, poi se la polizia ti fa problemi, sali su un regionale fino al Brennero e poi su un altro treno locale per Innsbruck. Vedrai che in un modo o nell’altro arrivi”. Dal loro canto gli immigrati non sono per niente spaventati dai controlli perché hanno già capito che se stai lasciando l’Italia le leggi sull’immigrazione non valgono più.

Sono tutti senza documenti, hanno giusto il denaro per acquistare il biglietto e vengono, oltre che dalla Siria, da Ghana, Nigeria, Somalia ed Eritrea. Una volta in Italia sono riusciti a scappare dai centri d’accoglienza e a continuare l’esodo verso il nord. Sono allegri perché sanno che ormai il peggio è passato. D’altronde, se ripercorrono a ritroso il film degli ultimi 12 mesi della loro vita, vedono la traversata del Sahara, la detenzione in Libia e il viaggio su una carretta del mare attraverso il Mediterraneo. “Sono arrivato fin qui e non saranno certo le Alpi a fermarmi”, dice spavaldo un giovane somalo, sbarcato in Sicilia solo una settimana prima, che aggiunge: “Sono senza documenti, ma la polizia mi ha detto che se voglio andare in Germania in treno non ci sono problemi”. 

Insomma, sotto le Dolomiti il mondo va al rovescio e il buon senso, quando fa rima con la convenienza, è addirittura più forte della legge. Il risultato è che a Bolzano sono tutti contenti: gli immigrati che riescono a raggiungere il nord Europa senza intoppi, la città, alleviata dal fatto che l’esercito di profughi bivacchi in stazione solo per poche ore e pure la polizia che, se applicasse le regole, finirebbe travolta da un’orda di clandestini e migliaia di carte.

Dal lunedì al venerdì sui treni internazionali operano le pattuglie con agenti tedeschi, italiani e austriaci che fanno scendere i migranti alla stazione più vicina dove la Polfer ha il compito di identificarli. E qui viene il bello perché sull’asse del Brennero ai sans papier viene semplicemente consegnato un invito a “chiarire la propria posizione” entro tre giorni all’ufficio immigrazione della questura. “Prendono quel foglio e sul retro scrivono l’orario del prossimo treno”, attacca Fulvio Coslovi, agente del sindacato Coisp che aggiunge: “Dato che lo Stato fa da passeur almeno faccia un salvacondotto per i migranti diretti in Germania evitandoci l’inutile burocrazia”.

Il weekend non si vedono neanche le pattuglie internazionali e in stazione, quando arriva il Verona-Monaco, è una festa multietnica: in mezzo ai viaggiatori c’è un esercito di migranti che prende d’assedio il convoglio. Sulla piattaforma ci sono anche i membri della Polfer che a denti stretti ammettono: “Oggi li lasciamo passare”. Saranno altre polizie eventualmente a rispedirli indietro.

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