“Dai, aiutami. È il mio primo giorno di lavoro”. Fino a questa affermazione ero stato concentrato su altro. In particolare dal giacchetto azzurro con un logo molto simile ad una grande organizzazione umanitaria.
Ne vedo spesso di questi ragazzi (volontari, presumo…). Ma non mi era mai capitato di incontrarli davanti a un supermercato fuori mano.

“Mi ricordi il nome dell’associazione?“. Immediatamente il ragazzo perde ogni interesse per me. Ha capito che non farò una donazione in denaro.
“Puoi darmi un volantino, qualcosa che mi dica chi siete, cosa fate?”.
Il ragazzo sta già domandando a una signora se vuole lasciare un’offerta – anche piccola – per combattere la fame nel mondo. Così, genericamente.

È un po’ come quando ti chiedono se “vuoi firmare contro la droga”. Tutta, indistintamente.

Mai capitato?

Se dici di sì, ti chiedono di mettere la tua firma su un modulo (senza prendere nome, cognome ed estremi di un documento) per poi passare a chiederti il solito “contributo”.

Eppure ci sono molte associazioni e Onlus serie che fanno raccolte fondi e informazione per strada. Solo qualche suggerimento per evitare fregature.

Uno: qualsiasi donazione di qualsiasi entità deve essere certificata da una ricevuta (bancaria o postale) attestante i dati dell’associazione e del contribuente.
Donazione che è detraibile (pari al 10 per cento del reddito dichiarato e fino a un massimo di 70mila euro l’anno). Senza ricevuta, ovviamente, non è possibile detrarre nulla.
Due: le associazioni serie hanno un bilancio pubblico e certificato. Se alla domanda “dove trovo il vostro bilancio?” vedete occhi alzarsi al cielo, non è un buon segno.
Tre: per cosa vengono utilizzati i fondi raccolti? A volte è meglio sposare un piccolo progetto che si può seguire passo passo piuttosto che raccolte milionarie.

E poi: che quota va effettivamente al progetto? Sul mio euro donato, quanto viene trattenuto tra spese e costi? In alcuni paesi europei non ti viene riconosciuto lo status di Onlus se l’associazione deve trattenere per la sua gestione più del 30 per cento di quello che viene raccolto. Sarebbe il caso di mettere un tetto anche da noi.

E infine: chi ti ferma per strada dovrebbe farlo per informarti e coinvolgerti nella sua battaglia. Non per raccogliere soldi. Per quanto possa sembrare scortese, si può declinare l’invito, accettare il materiale informativo e fare una donazione tramite internet.

Donazione che – con carta di credito o bonifico – diventa subito tracciabile fiscalmente.

Ma soprattutto: occhio alle donazioni in contanti e a chi vi chiede “un’offerta” nel classico salvadanaio. Come si controllano le entrate? Chi garantisce? Le Associazioni serie hanno tutte un Conto Corrente. Per aprirlo devono portare il loro statuto in banca. Già questo crea una selezione.

Nessun volontario onesto e in buona fede vi mollerà per dedicarsi ad altri se gli dite: “Vado a casa, capisco di cosa si tratta e decido se contribuire alla vostra causa”.
Solidarietà è soprattutto informarsi ed essere coinvolti in un problema.

Parafrasando Gaber, “solidarietà è partecipazione”.

Articolo Precedente

Salvini e l’improbabile rapporto tra il Sud e la Lega Nord

next
Articolo Successivo

Stile di vita sostenibile, Lifegate: “Italiani hanno comportamenti consapevoli”

next