“In passato ho avuto relazioni con molte donne”. Il coming out lesbico è dell’attrice Cate Blanchett, alla vigilia della prima mondiale al prossimo al Festival di Cannes del film Carol, una storia d’amore lesbico con co-protagonista Rooney Mara. La rivelazione è stata pubblicata da Variety che nel presentare il film diretto da Todd Haynes, sulla Croisette il 17 maggio prossimo, ha intervistato la Blanchett. Alla domanda del giornalista Ramin Setoodeh se fosse questa la prima volta dell’attrice come lesbica, la 45enne australiana ha risposto sorridendo timidamente: “nel cinema o nella vita reale?”. Il giornalista spiega subito di aver premuto parecchio per avere più dettagli rispetto alla quantità di possibili relazioni con donne nella vita reale della Blanchett, e lei avrebbe specificato “sì, molte volte” senza fornire ulteriori dettagli.

In Carol, tratto da un libro di Patricia Highsmith, film che ha avuto una gestazione lunghissima di almeno 15 anni, la Blanchett interpreta il ruolo di una signora bisex nella New York anni cinquanta. E come la protagonista del libro/film che non ha mai dichiarato pubblicamente il suo lesbismo, anche Blanchett taglia corto: “Non ho mai pensato ad etichette di orientamento sessuali, proprio come il personaggio che interpreto nel film”. E nel raccontare su come si sia preparata al ruolo di Carol leggendo sia il saggio di psicoanalisi The Private Life: Why We Remain in the Dark di Josh Cohen, come molti libri “girl-on-girl” (di amore lesbico ndr) del periodo in cui l’opera è ambientata, ha anche discusso in prima persona con la costumista del film Sandy Powell delle zone più erogene del corpo femminile “mantenendo la scelta del collo e delle caviglie, come descritte nel libro della Highsmith in modo splendido” in quanto la scrittrice “osservava dettagli che la maggior parte delle persone non guarderebbero, ma che non potevano sfuggire all’occhio di un’amante”.

L’attrice ha poi spiegato nel lungo pezzo, che è più una chiacchierata che una vera e propria intervista domanda e risposta, che “pensa ci siano molte persone come la protagonista del film che non sentono il bisogno di gridare ai quattro venti” questo genere di emozioni personali; e che il film Carol è un’opera che tratta il tema in modo diretto ma con discrezione, non allo stesso modo de  “La vita di Adele”, il film di Abdellatif Kechiche che nel 2013 aveva vinto proprio la Palma d’oro al Festival di Cannes mettendo in scena un’intensa ed appassionata storia d’amore lesbica tra Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux.

Cate Blanchett, sposata dal 1997 con lo sceneggiatore Andrew Upton, 3 figli, più un quarto adottato un anno fa, oltre ai due Oscar vinti (attrice non protagonista in The Aviator nel 2005 e come attrice protagonista nel 2014 con Blue Jasmine) non è nuova sulla Croisette: partecipò nel 1999 con Un marito ideale, a fianco di Rupert Everett; nel 2006 per Babel di Inarritu e nel 2008 per Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo sul tappeto rosso assieme ad Harrison Ford. Una curiosità, infine, sull’autore dell’articolo di Variety, Ramin Setoodeh. In un reportage a sua firma pubblicato sul Newsweek nel 2010, dove recensiva uno spettacolo di Broadway, Promises, promises interpretato da Sean Hayes, ha sostenuto che gli attori gay non sono in grado di interpretare ruoli di eterosessuali in modo convincente. Citando, per confermare la sua tesi, grandi star del passato come Rock Hudson, Van Johnson e Anthony Perkins, mise in mezzo perfino il popolarissimo presentatore dell’ultima notte degli Oscar, Neil Patrick Harris, gay dichiarato, dicendo che il suo personaggio di playboy nella seguitissima serie tv How I Met Your Mother, fosse “una caricatura”.

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