Il mea culpa di Vincenzo De Luca avviene a Caserta, la terra dalla quale rimbalzano i nomi più chiacchierati, i parenti degli imprenditori accusati di vicinanza ai clan, gli ex cosentiniani, quelli dai trascorsi di estrema destra, tutti insieme appassionatamente nelle liste collegate all’aspirante Governatore Pd in Campania. “Ci sono state candidature non opportune dal punto di vista politico, non ho potuto verificare tutto, occupato più dall’aspetto politico che da quello organizzativo delle liste” ammette De Luca secondo la ricostruzione del sito Interno18, nel corso di un comizio disertato dal segretario provinciale dem Raffaele Vitale, in polemica sugli “impresentabili” dell’annacquato centrosinistra campano. “Ma non chiedo un voto, neanche sulla mia persona, che non sia limpido – dichiara De Luca – ci sono ragioni di opportunità politica che devono prevalere sui diritti dell’individuo, ripeto: non li votate”. L’ex sindaco di Salerno spiega l’alleanza con l’Udc e De Mita: “Per vincere bisogna spostare il 10% del voto dei moderati. Ma io non contratto con nessuno”. Attacca l’avversario berlusconiano Stefano Caldoro “che sulla sanità ha raccontato cinque anni di balle, ha eliminato 14.000 posti di lavoro e ha tagliato servizi e ospedali”.

Ma l’odore di destra nelle liste di De Luca rimane forte. Al caso del consigliere regionale de ‘La Destra’ Carlo Aveta, e a quello – rivelato da Il Fatto Quotidiano – del segretario del Fronte Nazionale di Casal di Principe Vincenzo De Leo, se ne aggiunge un altro. Nella lista ‘Il Sud con De Luca’, una miscela di movimenti dallo stampo meridionalista con uno spruzzo di associazionismo dei consumatori e dei pensionati, è candidato Diego Manna, figlio dell’ex deputato missino ed ex consigliere comunale di Napoli Angelo Manna, che all’epoca, tra gli anni ’80 e ’90, era il secondo degli eletti all’ombra del Vesuvio dopo Giorgio Almirante. Il nome di Angelo Manna evoca il ricordo di battaglie antisabaude in Parlamento e di una trasmissione televisiva su Canale 21, Il Tormentone, che gli diede una certa popolarità. Il figlio Diego posta in rete con orgoglio brani dei libri e audio degli interventi del padre nella commissione parlamentare d’inchiesta sul post terremoto in Campania. Manna jr spiega così su facebook la discesa in campo con De Luca attraverso l’adesione al movimento identitario Insorgenza Civile “che ha lottato per la difesa e la rivalsa dei diritti a noi negati dal 1848 ad oggi. Destra sinistra o centro che sia, l’importante è combattere uniti per la rivalsa delle nostre terre e per le nostre verità nascoste. Mi candido per dar forza e voce a chi ha sete di verità e non di eresie continue. Il mio cognome e la mia determinazione non possono fare altro che mettercela tutta”.

Sulla presenza di persone di destra nella coalizione di De Luca ieri è tornato il leader di Sel Nichi Vendola in un’intervista a Rai News: “Cari amici del Pd, caro Renzi, si può avere come alleato uno che va a rendere omaggio a Predappio sulla tomba del Duce? Come si può mescolare tutto? Cosa diventa la lotta politica, solo l’arrembaggio verso il potere?”. Vendola si riferiva, senza citarlo, a Carlo Aveta. “Quando nella lotta politica – prosegue il leader di Sel – non c’è la bella contesa sui programmi, sulle idee, visioni diverse della società vince il trasversalismo, tutto diventa opaco. Questo è il punto sul quale io provo indignazione”. Sel in Campania corre in alternativa a De Luca e Caldoro e candida a Governatore l’ex parlamentare ed ex sindaco di Castellammare di Stabia Salvatore Vozza.

da Il Fatto Quotidiano dell’11 maggio 2015

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