“L’articolo de Il Fatto Quotidiano su di me? Sono le solite cattive lingue perché siamo in campagna elettorale. Nel mio Paese si chiama sciacallaggio, io sono pulito. E gli sciacalli sono quelli che hanno riferito queste cose ai giornali”. Sono le parole pronunciate ai microfoni de La Zanzara (Radio24) da Attilio Malafronte, candidato “impresentabile” nelle elezioni regionali campane con Vincenzo De Luca, nella lista “Campania in rete”. Il politico, già consigliere comunale di Pompei, nello scorso gennaio finì agli arresti domiciliari per una presunta compravendita di sepolture al cimitero comunale. In casa, come spiega Fabrizio d’Esposito su Il Fatto Quotidiano, “i poliziotti trovarono e sequestrarono un fucile Breda calibro 12, una canna per fucile Beretta calibro 12, trenta cartucce uso caccia calibro 12 a piombo spezzato e una cartuccia calibro 12 a piombo intero”. Malafronte si giustifica, dicendo che da 20 anni che non andava a caccia e che il fucile era inceppato, pronto per essere riparato. Sulla storia dei loculi, dichiara: “Anziché darmi una medaglia e farmi un plauso, mi hanno fatto quello che mi hanno fatto. Da persona generosa quale sono, ho solo aiutato un amico che aveva una sorella obesa. Gli morì la mamma e la sorella non poteva visitare la tomba nel fosso. Quando andai dal pm, volevo sapere il reato che avevo commesso perché ancora oggi non so ancora se è un reato o no”. E aggiunge, rivolgendosi a Cruciani: “Ora sto pensando di chiamare Bruno Vespa per fare ‘un Porta a porta’. Mi fai la cortesia? Il mio numero ce l’hai, coordinami e vado da Vespa”. Il consigliere nega il suo passato cosentiniano e spiega la decisione di candidarsi: “Io tramite un amico stavo cercando la casetta dove giocarmi la partita per vincere. Ho trovato questa lista e mi va bene. Se mi avessero detto di candidarmi con Caldoro, sarebbe stato uguale. De Luca è condannato in primo grado? Non lo so. Da quando?” di Gisella Ruccia

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