Più assunti a tempo indeterminato, meno con contratti precari. Ma attenzione, si parla di dati relativi ai contratti attivati e non dell’occupazione complessiva. Quest’ultima, come rilevato dall’Istat due settimane fa, è anzi tornata a diminuire dello 0,2% rispetto al quarto trimestre 2014. Ad attestare l’aumento delle assunzioni è l’Inps nel suo Rapporto sul precariato. Da cui risulta che i nuovi rapporti di lavoro stabili sono stati 470.785, il 24,1% in più rispetto all’analogo periodo del 2014. Le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine, comprese le “trasformazioni” degli apprendisti, sono state invece 149.041 (+5% rispetto allo stesso periodo del 2014). Al contrario, i contratti a termine sono stati 32.117 in meno e le assunzioni in apprendistato 9.188 in meno. Nel complesso, dunque, i nuovi rapporti di lavoro attivati nel corso dei tre mesi ammontano a 49.972. Se si aggiunge la diminuzione delle cessazioni di rapporti di lavoro, il saldo netto dei rapporti in essere nel primo trimestre 2015 ammonta a 185.656 unità. Nello stesso periodo, quota di assunzioni con rapporti stabili è passata dal 36,61% del primo trimestre 2014 al 41,84% dei primi tre mesi.

Per quanto riguarda le cessazioni, l’Inps registra ancora come nel trimestre quelle di contratti a tempo indeterminato siano state 382.157, il 7,6% in meno rispetto al primo trimestre del 2014, quando erano state 413.568. Sommate a quelle degli apprendisti e dei rapporti a termine, il numero delle cessazioni rilevate nel primo trimestre 2015 è di 1.012.389, l’11,8% in meno rispetto allo stesso periodo del 2014, quando erano state 1.148.073.

L’istituto presieduto da Tito Boeri ha anche calcolato quante, tra le assunzioni e le trasformazioni in rapporti a tempo indeterminato, hanno usufruito dell’esonero contributivo triennale introdotto dalla legge di Stabilità 2015: si tratta del 45,6%, 267.970 su un totale di 593.430 contratti. Per un totale di risorse impegnate pari a 155 milioni di euro. Al contrario, su questi numeri non può avere inciso in alcun modo il Jobs Act, visto che il nuovo contratto a tutele crescenti è entrato in vigore solo a marzo.

“I dati ufficiali Inps sul lavoro ci dicono che la strada da percorrere è ancora lunga, ma la macchina finalmente è ripartita“, ha commentato su Facebook il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Dopo cinque anni di crollo costante, tornano a crescere gli occupati. Il fatto che molti di questi contratti siano agevolati dalle misure del Jobs act (stabilità, sgravi, tutele crescenti, taglio Irap) è sicuramente un fatto positivo. Mi colpisce che ci sia chi dice: ‘Beh però una parte non sono nuovi contratti, ma regolarizzazioni e stabilizzazioni’, fa sorridere”, ha poi scritto Renzi. “Era infatti proprio quello che volevamo. Non è la stessa cosa per un precario vedere trasformato il proprio contratto a tutele crescenti: è una svolta per la vita di tanti ragazzi della nostra generazione. Perché significa un mutuo, le ferie, la maternità“. “Naturalmente c’è ancora molto lavoro da fare. Ma grazie all’impegno di tutti e di ciascuno l’Italia ce la farà”, è la conclusione.

Molto più cauto il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano: “I dati vanno commentati con cautela perché non è sufficiente avere la statistica delle nuove assunzioni per conoscere lo stato di salute del mercato del lavoro. Consiglio di aspettare i dati del primo semestre elaborati dall’Istat per capire l’andamento delle nuove assunzioni e dei licenziamenti e quindi il saldo occupazionale”. D’accordo lo stesso Boeri, che ha spiegato: per sapere “se aumenta l’occupazione o meno, bisognerà aspettare i dati Istat a inizio giugno, perché l’Inps copre solo il lavoro dipendente, non il lavoro autonomo, né quello irregolare”.

Per il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, “non ci troviamo di fronte ad una vera svolta, ma ad un grande regalo alle imprese e a meno diritti per i lavoratori”. Al contrario il segretario confederale della Cisl Gigi Petteni ha detto che “l’evoluzione di forme contrattuali che vanno nella direzione del contratto a tempo indeterminato per la Cisl è una notizia positiva. Da una parte, infatti, ci occupiamo di creare lavoro per chi lavoro non ce l’ha, dall’altra, intendiamo migliorare le condizioni occupazionali di chi già lavora”. Ma “i dati Inps di oggi ci fanno dire che bisogna fare qualcosa di concreto anche nel 2016 stabilizzando gli incentivi e la decontribuzione affinché queste tipologie contrattuali continuino a crescere”.

 

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