E se mollassi tutto per partire subito? Magari in bici? Daniele Carletti, 29 anni, romano, l’ha fatto per davvero. Ha abbandonato il suo lavoro come ricercatore e si è messo in sella. Lo scorso 12 luglio è partito da piazza del Campidoglio, a Roma, per fare un giro del mondo su due ruote. Il percorso prevede oltre 100mila chilometri e più di 50 Paesi da attraversare: dai 7 colli ai 7 passi più alti del pianeta, tutti rigorosamente in bicicletta (qui il sito che racconta il loro viaggio e dal quale è tratta la fotogallery). Dopo quasi un anno dalla partenza, è arrivato il momento di tirare le somme. “Roma non ci manca, così come non ci manca la vita precedente”, racconta Daniele che al momento, dopo aver attraversato il Mar Caspio, si trova in Tagikistan. “Stiamo vivendo talmente tante cose che non abbiamo tempo e spazio per la nostalgia”.

Mission solidale – L’impresa di Daniele è legata a un progetto educativo ben preciso: raccogliere fondi per la World Bicycle Relief, una Ong americana con lo scopo di rendere indipendenti le piccole comunità del terzo mondo, donando loro biciclette e formando in loco meccanici specializzati. A che punto è il viaggio? “Finora abbiamo attraversato Italia, Francia, Svizzera, Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Georgia, Azerbaigian, Kazakistan, Uzbekistan e Tagikistan – racconta Daniele, in collegamento dal Tagikistan. Abbiamo già percorso quasi 11mila chilometri, con un dislivello in salita di oltre 70mila metri. Il ricordo più bello? L’emozione provata in cima al Col de la Bonette credo sia qualcosa di irripetibile”. Daniele è accompagnato nel suo viaggio intorno al mondo da Simona Pergola, 28 anni, da Colle Aniene, istruttrice di arrampicata in una palestra della capitale, anche lei rapita dall’idea di cambiare vita e partire all’avventura.

Cambiare vita – Ma da dove viene la voglia di partire? “Ho sempre avuto la passione per il viaggio – racconta Daniele -, ed ogni anno ho sempre cercato di ritagliarmi del tempo per viaggiare e scoprire un pezzo di mondo. Quando però mi sono cominciato a rendere conto che questo spazio si stava riducendo sempre di più a favore del buio di un ufficio o della luce di un computer, ho deciso che qualcosa andava cambiato”.

Dalle steppa del Kazakistan al Mar Caspio, dalle Alpi francesi ai deserti dell’Uzbekistan, Daniele e Simona ne hanno viste di tutti i colori. Come quella notte, ad esempio, in cui hanno dormito al confine tra due Paesi, nella terra di nessuno: “Grazie all’errore del Console Uzbeko di Baku siamo usciti dall’Uzbekistan con un buco di 2 giorni, prima di poter entrare in Tagikistan. E così abbiamo campeggiato proprio lì, nel mezzo, tra i due Paesi. 48 ore di totale relax, tra gli sguardi divertiti dei militari e della gente che si trovava ad attraversare il confine”.

Le differenze con l’Italia – E durante il viaggio non mancano le sorprese, come le differenze con l’Italia: “Vedere i trasporti pubblici organizzatissimi di Istanbul, Tbilisi e Baku e metterli a confronto con quelli della nostra città è umiliante. Oppure, la Georgia, è un paese ancora piuttosto arretrato ma poi ti sorprende con un sistema telematico per cittadini con cui si può fare davvero di tutto. Dai servizi postali, alle banche, alle assicurazioni. Addio code ed attese. Alla fine comprendi che è tutta questione di organizzazione”.

Che ne sarà di Daniele e Simona alla fine del viaggio? Per completare la missione ci vorranno ancora più di 3 anni. Al ritorno non sanno se resteranno in città. Ma questo non cambierà le cose. “Puoi anche viaggiare per anni, ma Roma rimane sempre la città più bella del mondo”. Intanto, però, c’è un mondo da vedere.

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