Combattere lo stress sul posto di lavoro fa bene all’economia. Oltre che alla salute, naturalmente. Il tornaconto per il Paese, in un anno, è di 30 milioni di giorni di lavoro recuperati da quelli persi per malattia e tre miliardi di euro risparmiati. Lo dimostra un’indagine della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) presentata oggi a Roma. Il laboratorio ha coinvolto 19 tra asl e ospedali della Penisola, per un totale di 65mila dipendenti, dove sono state attivate una serie di iniziative per migliorare l’ambiente lavorativo, e grazie a queste, in quattro anni, sono diminuite le assenze per motivi di salute del 30 per cento. E la percentuale di “stressati” in ufficio e in corsia è scesa da 25 a dieci. La asl Cuneo 2 e la asl 12 di Viareggio, capofila del progetto, addirittura vantano uno dei tassi di assenza più bassi in Italia: 5,4 giorni l’anno per dipendente la prima, cioè il 70 per cento circa in meno rispetto alla media nazionale (17,7) dal 2011; 7 la seconda, con un gap di 60 punti percentuali.

Per calcolare il guadagno a livello nazionale che deriva da tutto il lavoro dipendente (sia nel pubblico sia nel privato), la Fiaso ha preso i dati Inps, secondo cui in un anno i giorni persi per malattia sono un milione. Assistenza allo studio e nel tempo libero, percorsi per fare squadra, inserimento dei neo-assunti, sostegno psicologico per chi ha disagi con i colleghi o in famiglia, asili nido aziendali, campus estivi per i figli dei dipendenti: sono alcune delle strategie anti-stress adottate dalle asl e ospedali messi alla prova. “È la spending review alla quale nessuno ha pensato” si legge sul report della Fiaso. Lo stress da lavoro ci costa caro. In Italia colpisce un lavoratore su quattro. E il prezzo per l’Europa è di 20 miliardi l’anno.

Ecco l’elenco delle strutture che hanno partecipato al laboratorio: ausl 12 Viareggio, asl Cn2 Alba-Bra, asl di Bergamo, asl di Milano, asl 10 di Firenze, ulss 3 Bassano del Grappa, apss Trento, Policlinico S. Martino di Genova, ausl di Bologna, ausl di Rimini, ausl di Modena, Policlinico di Modena, asl Roma E, asl Matera, asl BAT (Puglia), asl 4 Chiavarese, AO di Lecco, ausl di Viterbo e Policlinico di Messina.

“Abbiamo organizzato otto corsi da 30 ore per insegnare a chi ha ruoli guida come coinvolgere nelle scelte anche i dipendenti, formando team di lavoro, più produttivi del singolo leader – spiega Daniele Saglietti, primario di Psicologia dell’asl Cuneo 2 e coordinatore della ricerca – poi abbiamo creato una decina di gruppi multiprofessionali, costituiti da medico, infermiere e operatore sanitario per esempio, per un totale di 150 professionisti, con il compito di individuare e valorizzare le buone pratiche nella gestione del paziente, partendo dalle situazioni di urgenza superate con successo, ma anche da quelle più critiche per capire cosa non ha funzionato. Il terzo intervento è stato attivare uno sportello con gli psicologi che offre supporto alla risorsa in difficoltà con i colleghi o in famiglia, per un divorzio, un lutto o altro ancora. Infine, per conciliare casa e lavoro, garantiamo orari flessibili su misura, e convenzioni con asili nido per i dipendenti con figli”. L’azienda sanitaria di Cuneo 2, che controlla due ospedali (il “San Lazzaro” di Alba e “Santo Spirito” di Bra, 1700 dipendenti complessivamente) ha deciso di valutare anche il bilancio delle competenze, non solo il curriculum, quando il lavoratore vuole cambiare percorso. Il risultato? Saglietti: “Gli infortuni si sono dimezzati, come i reclami da parte dei pazienti”.

A mettere in fila le misure “anti-stress” assunte nell’ausl di Bologna (che comprende nove ospedali e 8100 dipendenti) è Daniele Tovoli, direttore dei sistemi per la sicurezza: “Flessibilità oraria, telelavoro, campus estivo per figli dei dipendenti, aumento di stipendio ai medici più meritevoli che però non richiedono avanzi di carriera, corso di formazione per otto psicologi aziendali per attività di supporto al disagio lavorativo, anche al medico in caso di morte del paziente. Nel 2014 ci sono stati 21 casi, che hanno interessato 136 operatori, per un monte di lavoro a carico degli psicologi di 360 ore”. L’ultimo progetto riguarda gli over 60: “Ritmi di lavoro più soft: turni notturni ridotti, meno mansioni, più tempo per l’insegnamento”.

“Il laboratorio è la prova che investire sul personale vale la pena – commenta Francesco Ripa di Meana, presidente Fiaso- il perseguimento del benessere organizzativo in questi anni di blocchi contrattuali e del turnover ha permesso di continuare a incentivare i professionisti della nostra sanità pubblica centrando obiettivi economici e di qualità altrimenti impensabili”. Secondo l’indagine, in una scala da 1 a 5, il benessere sul lavoro dipende da: abilità professionale (4,26), capacità di utilizzare risorse proprie (4,20), chiarezza del proprio ruolo (3,95), capacità di fronteggiare gli eventi avversi (3,92), soddisfazione lavorativa (3,92). Per stare bene non va neppure trascurata la condivisione degli obiettivi (3,77) e il senso di comunità (3,58). Mentre le prime tre cause di disagio sono il carico di lavoro (3,57), problemi di conciliazione lavoro-famiglia (2,90) e trasferimento o cambio di mansione (2,01). Le cure contro lo stress presto verranno pubblicate sul sito www.fiaso.it affinché altre aziende possano imitarle.

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