Chi sgarra col crimine paga, anche nella sperduta provincia del Nord. Sarebbe il primo omicidio legato alla ‘ndrangheta ad Asti quello di Nicola Moro, morto il 17 settembre 2011 a Villanova d’Asti dopo un regolamento di conti. Stamattina all’alba i carabinieri hanno arrestato sette persone tra cui i due presunti assassini dell’uomo, Giuseppe Bossio e Giuseppe Chiricosta, calabresi con precedenti penali da anni residenti in provincia di Torino. I due, portati in carcere, sono indagati per omicidio premeditato e aggravato dall’aver voluto agevolare la ‘ndrangheta e per porto di armi da guerra. Secondo il sostituto procuratore Stefano Castellani della Direzione distrettuale antimafia si tratterebbe di un regolamento di conti per alcuni traffici di droga.

Originario di Brindisi, 53 anni, Nicola Moro è stato trovato alle 3 del mattino del 17 settembre 2011 vicino al casello dell’autostrada A21 a Villanova d’Asti, a circa trenta chilometri da Torino. Era ricoperto di rami e foglie, ma un autista fermo in una piazzola di servizio lo trovò perché sentì le sue ultime richieste di aiuto prima di morire. La vittima in passato era incappata in problemi con la giustizia per traffici di droga, ricettazioni e lesioni. Lui sembrava essersi messo alle spalle quei guai, si era messo a lavorare nel reparto pescheria di un supermercato e poi, rimasto senza impiego, aveva avviato con un socio la Fischerhaus snc con cui gestiva tre negozi ittici, uno nel capoluogo, uno a Villanova e un altro a Costigliole d’Asti. Questa attività però sarebbe stata soltanto una copertura per un altro affare: come scoperto dagli inquirenti piemontesi grazie alle informazioni ottenute dalle Dda di Catanzaro e di Reggio Calabria nell’ambito di altre indagini, quella società serviva a occultare un traffico di cocaina dal Sud America fatto insieme al socio e ai suoi due presunti assassini, Chiricosta e Bossio, per conto della locale di ‘ndrangheta di Cirò, in provincia di Crotone. Tramite la Fischerhaus Moro doveva noleggiare navi per importare carichi di stupefacenti.

Per avviare questo affare aveva ottenuto 300mila euro dalle cosche, ma questi soldi non sono mai stati usati per comprare le partite di coca e farle arrivare in Italia: Moro li avrebbe utilizzati per ripianare alcuni debiti. Inutili sono state le minacce, il commerciante ittico non ha mai restituito un euro alle cosche che hanno meditato sul da farsi per quasi un anno e mezzo. Alla fine ci avrebbero pensato Bossio, Chiricosta e un terzo complice non ancora identificato. La sera del 16 settembre avrebbero raggiunto Moro in un luogo isolato vicino a Villanova d’Asti, lo avrebbero aggredito e alla fine gli avrebbero sparato al collo. Creduto morto, Moro è stato gettato in un fossato e coperto di sterpaglie.

Da subito i carabinieri della compagnia di Villanova e del comando provinciale di Asti guidato dal comandante Fabio Federici, sotto il coordinamento del sostituto procuratore astigiano Chiara Blanc, hanno indagato sulla società di Moro, sul suo passato e su quelle attività illecite con le quali, forse, non aveva ancora chiuso. Poi è arrivata la svolta: nel 2013 le indagini passano dalla procura di Asti alla Dda di Torino dov’erano arrivate informazioni utili dalla Calabria. Il pm Castellani iscrive tre persone nel registro degli indagati e prosegue agli arresti di oggi. Restano ancora alcune circostanze da accertare, come l’identità del terzo uomo e i legami con le cosche del Crotonese.

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