Mosaici di Terra Santa, un ponte di tessere attraverso il Mediterraneo“, era il titolo della mostra realizzata con il contributo dell’Ue, ospitata nel settembre 2011 nella chiesa di Santa Veneranda a Mazara del Vallo, nel trapanese. Alcuni tra i più bei mosaici della Palestina, provenienti da una grande varietà di luoghi e risalenti a periodi differenti. Riprodotti da artisti europei e palestinesi utilizzando tecniche e materiali antichi. Indizio di un particolare interesse nei confronti di quelle opere d’arte? Oppure di una generalizzata sensibilità versa la tecnica musiva? Da quel che accade da anni al di sotto della chiesa arabo normanna di San Nicolò Regale, a due passi dal porto-canale, non sembra proprio.

I resti della domus romana datata al III-IV sec. d.C., scoperta nel 1933, ne sono un indizio inequivocabile. Più degli ambienti, conservati per breve altezza, i mosaici che ne decorano i pavimenti. In particolare quello che ha al centro un cervo tra decorazioni floreali.

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Il sito inaccessibile, chiuso alle visite. Nascosto in uno scantinato nel quale s’annida quasi costantemente una forte umidità. Non basta. Dal solaio si sono staccati numerosi frammenti di intonaco che da tempo hanno ricoperto i mosaici, a terra. Danno reversibile se si provvederà con solerzia. Carattere più invasivo, invece, hanno i pilastri metallici che sorreggono il solaio, assicurati a terra trapassando i mosaici.

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Questo autentico scempio per realizzare la terrazza che si trova davanti alla chiesa. Una brutta architettura che altera i piani originari per offrire una vista più suggestiva sul porto-canale. Una soluzione sbagliata che invece di valorizzare il sito archeologico lo relega ad un abbandono mortificante. Che peraltro, anche se con modalità differenti, coinvolge anche la chiesa.

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Sulla questione la versione online de Il Quotidiano della Sicilia, almeno dal 2009, propone periodicamente degli aggiornamenti. La locale sezione del Fai nella primavera del 2014 si è impegnato nella promozione del monumento. Sergio Tancredi del gruppo del M5s ha presentato anche un’interrogazione in Consiglio regionale, il 13 giugno 2014. “Si è consentito ai turisti di ammirare dall’alto i resti dei pavimenti a mosaico. In occasione dei sopralluoghi i funzionari della Soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani hanno avuto modo di verificare la presenza di operatori del Comune, i quali con regolarità si recavano all’interno dell’area archeologica per togliere i frammenti di intonaco che si erano staccati dal soffitto e che tuttavia non avevano provocato alcun danno ai pavimenti a mosaico il cui restauro, condotto dalla Soprintendenza, a quella data era in perfette condizioni”, la risposta, nel febbraio 2015, dell’Assessore Antonio Purpura. Con una aggiunta significativa, “la Soprintendenza ha inoltre avuto modo di verificare che il Comune di Mazara del Vallo si era attivato per rendere fruibile l’area archeologica”.

Insomma, il problema non esiste. Tutto bene. Non è così, purtroppo. Per la struttura, che dal 2008 è di proprietà del Comune ma che è gestita dalla Soprintendenza, la fruizione continua ad essere lontana. Nonostante nel 2012 l’Ufficio Tecnico del Comune avesse elaborato un progetto di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza del belvedere al di sopra dell’area archeologica. Progetto condiviso dalla Soprintendenza ai beni Culturali di Trapani, ma ancora in attesa dell’approvazione da parte degli uffici dell’organo di tutela di alcuni aggiustamenti tecnici. A dispetto dei 100mila euro stanziati per la sua realizzazione. Nonostante nel dicembre 2014 il Consiglio comunale abbia inserito nel Piano annuale delle Opere Pubbliche il restauro dei mosaici per un importo di circa 137.000 euro. Trovate le risorse, non rimane che sperare che l’attesa sia breve. Perché è un delitto nascondere alla vista quei mosaici.

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