TTIP_openspaceDa qualche mese voci istituzionali e autorevoli commentatori cercano di anestetizzare il pubblico europeo sugli impatti del Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), l’accordo transatlantico su commercio, investimenti e servizi che rischia di mandare all’aria qualche decennio di conquiste di cittadini e consumatori, italiani ed europei.

E siccome gli Ogm sono un tema caldo, l’anestetico colpisce proprio lì: gli Ogm sono fuori dal Ttip, cercano di farci credere. E il problema sparisce, come per magia. Due esempi di casa nostra:

«Molte delle preoccupazioni che riguardano le implicazioni dall’Accordo, sulla questione degli organismi geneticamente modificati (Ogm) in particolare, interessano l’obiezione che gli Usa imporranno in sede negoziale l’abolizione dell’attuale normativa europea in questo settore. Queste preoccupazioni possono dirsi infondate. Questo non potrà accadere in quanto l’atto legislativo fondamentale dell’Unione europea in materia di Ogm non rientrerà nei negoziati e, quindi, non ne sarà in alcun modo modificata la ragione».

Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestaliAudizione presso la Commissione Agricoltura della Camera (19 novembre 2014), nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle ricadute sul sistema agroalimentare italiano dell’Accordo di partenariato transatlantico su commercio e investimenti (Ttip).

«Il vasto fronte degli oppositori al libero scambio ha già ottenuto molto (gli Ogm sono esclusi, checché dicano gli slogan delle proteste di piazza) e potrebbe ottenere ancora qualcosa nella settimana di negoziati che si aprono oggi qui a New York tra Usa e Ue. Ma far deragliare gli accordi sarebbe un arretramento, un regalo alla Cina, un indebolimento delle tutele a cui teniamo».

Federico Rampini – “Ttip la posta in gioco”, dal blog “Estremo occidente”

Ma quanto ci conviene un accordo che azzera diritti che abbiamo faticosamente conquistato? E se gli Ogm non c’entrano col Ttip, qualcuno ci spieghi come mai la pubblicazione della proposta della Commissione Ue circa le norme di “nazionalizzazione” degli Ogm – in breve: la Commissione autorizza come gli pare e poi, nel caso, i singoli Stati Membri vietano i prodotti a casa propria – ha fatto fare un bel salto sulla sedia al negoziatore statunitense sul Ttip, Dan Mullaney. Il quale, nel corso di una conferenza a New York proprio sul Ttip, ha dichiarato: «È difficile inquadrare questa proposta con gli obblighi interni dell’Ue e le sue aspirazioni a un mercato interno uniforme».

Ancora più esplicito il rappresentante degli Stati Uniti per il Commercio, Michael Froman: «Mentre gli Usa e l’Ue stanno lavorando per creare ulteriori opportunità di crescita e occupazione con il Ttip, proporre questo tipo di azione restrittiva al commercio non è costruttivo». Si può essere più chiari? Gli Ogm sono uno dei “pezzi” del Ttip che più fa gola alle multinazionali statunitensi.

Un accordo transatlantico sarebbe accettabile se non rischiasse di abbassare le tutele dei consumatori e dei cittadini. Che il Ttip invece vada nella direzione opposta lo pensano anche trentuno membri del Congresso a stelle e strisce, che scrivono al Presidente Obama: «Il Ttip potrebbe fornire un percorso ideale per stabilire un nuovo modello di trattato che mantenga e incrementi gli standard per i consumatori, l’ambiente e il lavoro, creando un’autostrada che configuri un modello di integrazione economica per creare occupazione e stimolare la crescita», ma che purtroppo «dopo un anno di negoziato, siamo sempre più preoccupati che la cornice che si sta sviluppando possa incorporare alcuni degli aspetti peggiori dei trattati del passato».

Tra le altre cose, i deputati statunitensi sostengono che «il Ttip non deve impedire che gli Stati Uniti o l’Ue e i suoi stati membri mantengano, adottino e applichino standard che garantiscono livelli maggiori di diritti ai consumatori, all’ambiente, ai lavoratori…».

Insomma, il confronto vero non è tra Unione Europea e Stati Uniti, ma tra i soliti interessi economici e finanziari e le tutele dei diritti che l’Occidente ha racimolato in decenni di lotte e conquiste democratiche. E che rischiano di sparire in un colpo solo.

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