Altre quattro persone sono state estratte vive dalle macerie dopo il terremoto di magnitudo 7.9 che ha colpito il Nepal il 25 aprile. Una di loro di loro è un uomo di 105 anni, sopravvissuto una settimana sotto una città distrutta. Sono passati otto giorni dal devastante sisma che ha devastato la capitale Kathmandu e decine di villaggi, causando secondo l’ultimo bilancio almeno 7.240 morti – tra cui 54 stranieri – e 14.122 feriti. E oltre alle già difficili operazioni per la rimozione delle macerie, la piena emergenza riguarda anche la distribuzione degli aiuti umanitari a circa 2,8 milioni di terremotati. L’Onu ha infatti chiesto al governo del Nepal di sospendere i controlli doganali che stanno bloccando le consegne.

Il capo delle operazioni umanitarie, Valerie Amos, ha sottolineato il dovere del Nepal di garantire un accesso più veloce agli aiuti, fermi nell’aeroporto di Kathmandu. La distribuzione degli aiuti umanitari internazionali continua ad alimentare quindi le polemiche. Le autorità nepalesi sono state accusate di applicare dei dazi doganali ad alcuni articoli. Il rappresentante dell’Onu nel Paese, Jamie McGoldrick, ha precisato che il governo nepalese “non dovrebbe applicare i controlli di dogana” normalmente utilizzati.

Dopo più di una settimana le speranze di trovare qualcuno vivo sotto le macerie erano praticamente nulle. Proprio ieri, 7 giorni esatti dopo il terremoto, il ministero dell’Interno del Paese, citato da Bbc, aveva affermato: “Stiamo facendo del nostro meglio nelle operazioni di salvataggio e aiuto, ma adesso non penso che ci sia alcuna possibilità di trovare sopravvissuti”. Laxmi Dhakal, portavoce del ministero, aveva definito “un miracolo” l’eventualità di trovare qualcuno vivo, con un numero di vittime accertato in quel momento di almeno 7.040. Eppure, dopo più di una settimana dal terremoto, è stato proprio l’Interno a fornire la notizia di tre persone sopravvissute al sisma e alle macerie, confermando quanto precedentemente comunicato da un agente di polizia di Sindhupalchowk nel nord est del Paese. Il funzionario delle forze dell’ordine ha specificato che si tratterebbe di due uomini e una donna, estratti dalle squadre di soccorso nel villaggio di Kerabari, nell’area di Syauli. L’uomo centenario è sopravvissuto sotto i resti di una casa nel distretto di Nuwakot. Si tratta di Funchu Taang e, secondo alcune fonti, avrebbe addirittura 105 anni.

Il quinto giorno successivo al sisma erano state estratte vive tre persone, due donne e un ragazzo di 15 anni sopravvissuto idratandosi con dell’acqua estratta da vestiti umidi. Un 28enne era stato salvato martedì 28 aprile dopo 82 ore, mentre una donna paraplegica di 32 anni è stata ritrovata viva dopo 50 ore. A 22 ore dal terremoto la notizia di una bambina di quattro mesi estratta viva dalle rovine di un palazzo è diventata il simbolo di vita per il Nepal, duramente colpito dalla tragedia.

A una settimana dal sisma si è nel frattempo registrata una nuova scossa di magnitudo 5.1 che ha colpito il villaggio di Barpak, nel distretto di Gorkha. Il portavoce della delegazione dell’Unione Europea, Ambar Mainali, ha affermato che le ambasciate europee sono intanto “freneticamente al lavoro” per rintracciare i propri cittadini.

Il settimanale indiano The Sunday Guardian ha ripreso oggi la storia di un presunto “lettore di nuvoleindiano che ha assicurato di avere avvertito gli specialisti dell’Onu e lo US Geological Survey (USGS) dell’imminente terremoto del Nepal tre giorni prima dell’evento, ma di non avere ricevuto alcuna risposta alle sue e-mail. Shakeel Ahmed, 57 anni, fabbrica scatole di cartone per vivere ma ha spiegato che negli ultimi 15 anni si è dedicato “allo studio di forma, dimensione e movimento delle nuvole, ed alla relazione che questo ha con la previsione e l’intensità dei terremoti“. Ahmedm ha accusato di non essere stato preso sul serio dagli organismi internazionali. Il “lettore di nuvole” ha anche sostenuto di avere previsto con lo stesso metodo sia il terremoto del Gujarat nel 2001 sia quello del Kashmir nel 2005, oltre ad altri sismi avvenuti in diverse parti del mondo. “Ogni volta – ha concluso nelle sue dichiarazioni -, ho informato via e-mail del risultato dei miei studi gli organismi internazionali, i principali ministeri indiani e i media, ma nessuno mi ha mai preso sul serio. E neppure vi è stato mai qualcuno che si è preso la briga di verificare l’accaduto alla luce di quanto avevo previsto”.

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