Due miliardi per cominciare a ricostruire il Nepal squassato dal devastante sisma di sabato. Il ministro delle Finanze nepalese, Ram Sharan Mahat, intervistato da Reuters, ha spiegato che è questa la cifra necessarie per tirar su case, ospedali, sedi del governo ed edifici storici sbriciolati dal terremoto. “Questa è solo una stima iniziale e ci vorrà tempo per valutare l’entità dei danni e calcolare i costi della ricostruzione”.

Otto milioni di persone colpite dal sisma
Secondo le Nazioni unite, 8 milioni di persone sono state colpite dal sisma e almeno 2 milioni di persone avranno bisogno di tende, acqua, cibo e medicine per i prossimi tre mesi indicando che i morti sono saliti a 6.198, mentre i feriti hanno raggiunto quota 13.827. Per quanto riguarda lo stato degli alloggi, sono state censite 148.329 case completamente distrutte mentre altre 136.582 hanno subito danni gravi. Intanto prosegue il lavoro dei soccorritori che riescono a tirar fuori dalle macerie altri sopravvissuti. Una donna di 24 anni è stata recuperata viva a Kathmandu dopo 128 ore.

Mille europei dispersi ancora due italiani
Sono circa mille i cittadini europei di cui non si ha più notizia. “Non sappiamo cosa gli sia accaduto. Alcuni potrebbero essere morti – dice l’ambasciatore dell’Unione Europea a Kathmandu, Rensje Teerink – Altri potrebbero solo non essersi messi in contatto”. La maggior parte degli europei di cui non si ha notizia sono turisti che si trovavano per fare del trekking nell’area di Langtang sul monte Everest. Questa mattina è stato possibile evacuare a Kathmandu quattro connazionali e un cittadino spagnolo rimasti bloccati e in seria difficoltà in una zona impervia in alta montagna. Sempre con un elicottero si è inoltre riusciti a recuperare le salme di Oskar Piazza e di Gigliola Mancinelli trasportate nella capitale nepalese. Proseguono tra grandi difficolta logistiche le ricerche degli altri due connazionali morti Renzo Benedetti, Marco Pojer.

Lo speleologo Antonini ritornato a casa
C’è anche chi è riuscito a tornare già a casa come Giuseppe (Pino) Antonini, lo speleologo anconetano. È ancora molto provato, “non tanto fisicamente. È ‘sgraffignato’, gli fa male la schiena, ma quelle sono cose che passano. Sono le ferite dentro che pesano – dice la madre Romilda – e la botta grossa sarà quando riporteranno il corpo di Gigliola”. Antonini si è salvato perché è rimasto con la testa e un braccio fuori dai detriti: “ha scavato, ha riportato in superficie il cadavere di Gigliola… erano amici da 30 anni” ricorda Romilda – e poi Oskar, che era ferito gravemente ed è morto nelle ore successive, e Giovanni (Nanni) Pizzorni, attualmente ricoverato in un ospedale di Parigi. “Ieri notte abbiamo parlato poco – racconta la madre -, e Pino dirà qualcosa quando si sentirà di farlo. Avevo preparato la cena ma non ha mangiato niente. Stamattina è già uscito con la compagna e il fratello Roberto”, che era andato a prenderlo all’aeroporto.

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