Strasburgo, intervento di Papa Francesco al Parlamento europeoLe lobby finanziarie hanno vinto di nuovo. Il 29 aprile il parlamento europeo, riunito in plenaria a Strasburgo, ha dato il via libera a una norma che invece di regolamentare in modo severo il cosiddetto “sistema bancario ombra” – come richiesto dal Financial Stability Board e dal Comitato Europeo per il Rischio Sistemico – finisce per introdurre solo requisiti marginali, troppo blandi rispetto al rischio che le “banche ombra” rappresentano per i mercati finanziari.

Nello specifico la norma riguarda un particolare tipo di fondi monetari, i Constant Net Asset Value Money Market Funds (CNAV), fondi con valore patrimoniale netto costante, utilizzati da grandi imprese e investitori istituzionali per parcheggiare la loro liquidità e finanziarsi nel breve periodo. Formalmente si tratta di fondi d’investimento che però, grazie a un diverso sistema di contabilizzazione delle quote, funzionano a tutti gli effetti come depositi bancari, senza dover sottostare alle norme e alle autorità di vigilanza previste per le banche né a garanzie sui depositi.

Tra il 2008 e il 2009, gli anni peggiori dell’ultima crisi finanziaria, le vendite forzate di titoli di stato da parte di fondi CNAV (per rimborsare gli investitori che volevano uscire) hanno accelerato il crollo del valore dei bond pubblici, contribuendo in modo determinante all’acuirsi della crisi. Motivo per cui il Financial Stability Board e il Comitato Europeo per il Rischio Sistemico hanno raccomandato di eliminare gradualmente alcuni di questi fondi. Lo stesso Michel Barnier, ex commissario europeo per il mercato interno e i servizi finanziari (carica che oggi ricopre il britannico Jonathan Hill), aveva appoggiato la proposta, chiedendo – nel 2013 – che i fondi CNAV fossero almeno sottoposti alla normativa bancaria e accantonassero un cuscinetto di capitale pari al 3% del patrimonio.

Ma con Hill la musica è subito cambiata. “Il nuovo commissario ha lasciato cadere la proposta Barnier”, spiega Sven Giegold, portavoce finanziario del Gruppo dei Verdi a Bruxelles. “Francia e Germania, favorevoli a regole severe per i fondi, si sono scontrate con Gran Bretagna, Irlanda e Lussemburgo (dove il mercato dei fondi CNAV è molto sviluppato) e i secondi hanno avuto la meglio”. Nella norma approvata è sparito il cuscinetto del 3%. In più, solo una particolare categoria di fondi monetari, i cosiddetti Low Volatility Net Asset Value, sarà messa al bando, ma solo dopo una fase di transizione di cinque anni: tre anni in più rispetto agli Stati Uniti, dove un provvedimento analogo è già stato introdotto.

La proposta annacquata del parlamento europeo è passata con il 70% dei voti e il sostegno di S&D (socialdemocratici), PPE (popolari), Alde (liberali) ed Ecr (conservatori). All’interno del gruppo S&D, il Pd ha votato compatto a favore. Solo Sergio Cofferati ed Ely Schlein si sono astenuti. Ad opporsi, alla fine, sono stati solo la lista Tsipras, il Movimento 5 Stelle, la Lega e i Verdi. Le “banche ombra” potranno quindi continuare ad agire sostanzialmente indisturbate, con gli stessi rischi  per la stabilità dei mercati del periodo pre-crisi.

Per colpire il mostro finanziario che soffoca l’Europa non bastano i proclami e le manifestazioni. Servono decisioni politiche coraggiose. A Strasburgo, il 29 aprile, si è persa l’ennesima occasione di riforma.

Per capire meglio come funzionano i fondi CNAV si vedano gli atti dell’audizione del Senato del 17 ottobre 2013.

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