Moda e Stile

Moda, l’altra faccia della Cambogia: produrre in modo etico si può. La storia del 24enne Aaron Jones

"Ero così arrabbiato e sconvolto da tanta disperazione - ha detto il giovane ideatore del marchio Fikay riferendosi al suo viaggio prima in India poi in Cambogia, dove l’estrema povertà la tocchi con mano - Ero colpito dal fatto che pur senza istruzione, quei bambini, quegli uomini e quelle donne erano abili artigiani e spesso creavano oggetti molto belli". Dunque perché non coniugare moda e sostenibilità sociale?

di Romina Velchi
Moda, l’altra faccia della Cambogia: produrre in modo etico si può. La storia del 24enne Aaron Jones

Galeotto è stato un viaggio nel sudest asiatico, prima in India poi in Cambogia, dove l’estrema povertà la tocchi con mano: disoccupazione di massa; sfruttamento del lavoro minorile; assenza di istruzione; mancanza di qualsiasi prospettiva di miglioramento. Un pugno allo stomaco, se sei un giovane studente universitario inglese di belle speranze, alla prima esperienza all’estero. “Ero così arrabbiato e sconvolto da tanta disperazione – ricorda Aaron Jones – E colpito dal fatto che pur senza istruzione, quei bambini, quegli uomini e quelle donne erano abili artigiani e spesso creavano oggetti molto belli”. Dunque perché non coniugare moda e sostenibilità sociale?

La domanda gli ronzava in testa: “Cosa posso fare per aiutarli?”. La risposta è stata Fikay, un nuovo brand di accessori (borse, portafogli, custodie per cellulari e laptop, zaini, borsoni da viaggio ecc) che coniuga design ed ecologia, stile ed etica, dedicato a chi ama l’avventura e il viaggio, ma non dimentica l’impegno umanitario, per l’ambiente e per lo sviluppo.
L’idea di Aaron Jones, 24enne fondatore del marchio, e di Karlo Baker (co-fondatore nonché top model) non è quella di fare beneficienza, ma di offrire opportunità. Da un lato coinvolgendo nella produzione (anche con micro prestiti) le popolazioni locali, in particolare le persone più deboli e vulnerabili (vedove e madri single, disabili), che producendo gli oggetti con il marchio Fikay ricevono un compenso equo; dall’altro reinvestendo i profitti per finanziare progetti di inserimento scolastico dei bambini.

Gli oggetti sono fatti a mano in Cambogia utilizzando materie e prodotti riciclati, come i sacchi vuoti di cemento e di riso e le zanzariere usate (a proposito: per ogni borsa fatta con le zanzariere riciclate che viene venduta, Fikay regala una zanzariera nuova ad una famiglia residente nelle aree dove è endemica la malaria). Ed è ecologico tutto il processo di produzione, compreso il trasporto e la distribuzione dei prodotti finiti. Ma Aaron e Karlo ci tengono a sottolineare che il loro è un brand di moda e che, quindi, oltre ad investire sulle persone, per aiutarle a costruirsi un futuro, punta a realizzare oggetti unici (le produzioni sono necessariamente limitate), di design, eleganti. Insomma, che le persone decidono di comprare non solo per una buona causa ma anche perché sono belli, comodi e resistenti (così giurano).

I prodotti Fikay sono acquistabili per lo più online sul sito del brand (fikay.co.uk), ma l’intraprendente Aaron vuole fare il salto di qualità con lo scopo, appunto, di aiutare gli stilisti locali a raggiungere un mercato più grande (nel caso specifico quello della Gran Bretagna). In progetto c’è dunque l’ampliamento della rete di vendita (anche per l’Italia), che già annovera diversi negozi in Inghilterra e (qualcuno) in Europa. Bello e possibile.

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