Il tribunale di sorveglianza di Bologna ha prorogato gli arresti domiciliari per Annamaria Franzoni, che continuerà a scontare la pena nella sua casa di Ripoli di Santa Cristina. La donna è stata condannata a 16 anni di reclusione per l’omicidio del figlio Samuele, avvenuta a Cogne il 30 gennaio 2002.

Nel corso dell’udienza, che si è svolta senza la presenza dell’accusata, il procuratore generale Attilio Dardani si era fin da subito detto favorevole alla proroga e i legali della Franzoni erano infatti fiduciosi sull’accoglimento dell’istanza che permetterà alla mamma di Cogne di continuare a scontare la sua pena tra le mura domestiche, potendosi prendere cura del figlio Gioele. L’avvocato Savio, della difesa della donna, ha raccontato di una Franzoni serena, che sta trascorrendo questo periodo “serenamente”, ormai “entrata in un tram tram domestico che peraltro era quello che voleva. E’ contenta, segue i suoi figli, fa la mamma, cucina, lavora: insomma una persona normale”.

I giudici di Bologna erano chiamati a valutare se ci fossero le condizioni perché la Franzoni continuasse a scontare la pena ai domiciliari in base all’articolo 47 quinquies dell’ordinamento penitenziario, che regola la possibilità di detenzione domiciliare per le madri di figli minori di 10 anni. I legali della donna, oltre a Paola Savio, Lorenzo Imperato, si erano detti sicuri di aver dimostrato che quei presupposti sussistano secondo il principio per cui al compimento del decimo anno di età del figlio il tribunale di Sorveglianza può disporre la proroga del beneficio se la detenuta ha già scontato due terzi della pena. Cosa avvenuta avendo la donna scontato già 6 anni e 11 mesi, cui si sommano 22 mesi di liberazione anticipata.

La Procura di Bologna era ricorsa in Cassazione contro la concessione che gli era stata fatta dalla sorveglianza di Bologna perché il figlio ha compiuto nel 2013 i 10 anni. A febbraio la Corte aveva quindi rinviato tutto alla Sorveglianza bolognese per un nuovo esame, per capire insomma se ci fossero ancora le condizioni normative affinché la donna continuasse a espiare la pena tra le pareti domestiche.

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