Chi lo ha sviluppato e il ministero della Salute britannico ora sperano che questo nuovo ritrovato dia consapevolezza e fermi la diffusione del virus. Ma ha comunque suscitato alcune perplessità, nel Regno Unito, la commercializzazione del primo kit per il test fai da te dell’Hiv, soprattutto per il suo prezzo e per il fatto che lascia la persona che ha ricevuto una diagnosi di positività in balia di se stessa.

Il Regno Unito diventa capofila di una nuova rivoluzione nel mondo della sanità. Ora che il virus è molto meno temibile – nei Paesi occidentali, chiaramente, non in quelli in via di sviluppo – il BioSure Hiv Self Test in vendita da lunedì 27 aprile in Gran Bretagna a 29,95 sterline (circa 42 euro al cambio attuale) contribuisce sicuramente a un’ulteriore “normalizzazione” dell’infezione.

Chiunque potrà ora sapere, fra le proprie mura domestiche, se è sieropositivo o meno, con uno strumento che – promette l’azienda che lo produce – è accurato nel 99,7% dei casi. Chiaramente, ogni risultato positivo dovrà essere verificato e confermato da un laboratorio di analisi e da un medico. Rimane tuttavia il dubbio di come possa comportarsi una persona che, in soli 15 minuti dall’inizio del test, ha saputo di avere in sé quel virus che ancora porta a essere stigmatizzati e che, se non controllato con le medicine, può portare in pochi anni allo sviluppo della sindrome dell’Aids.

Il kit funziona come una macchinetta per la misurazione della glicemia nei diabetici. Basta pungersi un dito, far uscire qualche goccia di sangue e utilizzare il dispositivo. Il risultato, appunto, arriva dopo un quarto d’ora, ma va ricordato che raramente viene rilevata un’eventuale infezione prima dei tre mesi di tempo dal contatto a rischio. Il ministero della Salute britannico spera così che ora quelle 26mila persone che ancora nel Regno Unito non sanno di essere sieropositive – questa è la stima – vengano a conoscenza della propria condizione e inizino a curarsi, onde evitare appunto conseguenze nefaste e ulteriori infezioni.

L’azienda e le autorità sanitarie consigliano a chi ha comportamenti a rischio di effettuare il test ogni tre mesi. E si spera ora nel Regno Unito che il costo del kit si abbassi o che, addirittura, questo strumento venga offerto gratuitamente dal servizio sanitario nazionale. Dall’ospedale del Kings College di Londra, uno dei principali della capitale, è subito arrivato un commento favorevole. “Questa è un’evoluzione veramente entusiasmante”, ha commentato il dottor Michael Brady, responsabile della Nhs Foundation, “perché il tasso di Hiv non diagnosticato nel Regno Unito è troppo alto e ciò e inaccettabile, soprattutto in quanto questo tasso contribuisce a un’ulteriore trasmissione del virus”. Dal Kings College, insomma, il plauso a uno strumento che “farà bene alla salute pubblica”, perché più diagnosi significa meno infezioni per tutti.

Non tutti esultano, comunque. E la LGBT Foundation di Manchester ha espresso una forte preoccupazione relativa al dramma che può vivere chi riceve una diagnosi quando è solo fra le propria mura domestiche. Il responsabile per la salute dell’associazione, Stacey Adams, ha commentato: “Dobbiamo garantire che le persone sieropositive e che lo abbiano scoperto in solitudine possano avere un pronto accesso al supporto e alle cure”. La paura, in pratica, è che il terrore successivo a una diagnosi possa portare queste persone a isolarsi o addirittura a compiere gesti pericolosi, senza un supporto psicologico e sanitario. Infine, da parte delle associazioni di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali sono arrivate anche alcune critiche al prezzo del kit, relativamente elevato e sicuramente non accessibile a tutti.

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