Proseguono le tensioni a Baltimora dove, nelle ultime ore, la rabbia per la morte del 25enne afroamericano Freddie Gray, avvenuta il 19 aprile mentre era in custodia della polizia, è sfociata in violenza. Quindici i poliziotti feriti durante gli scontri nella città, dove erano in corso manifestazioni per ricordare il giovane deceduto sette giorni dopo il fermo. Sei agenti della polizia sono stati sospesi dal servizio ed è in corso un’indagine interna, ma i manifestanti chiedono che gli agenti coinvolti vengano incriminati e pretendono una riforma delle procedure di polizia. Il capo della polizia di Baltimora ha fatto sapere che un agente ha riportato diverse fratture ed è privo di conoscenza. Gli agenti minacciano di usare gas lacrimogeni se la situazione dovesse peggiorare. Dopo i funerali del ragazzo, che si sono tenuti davanti a un’imponente folla, la tensione è salita, con il lancio di oggetti verso le forze dell’ordine. La Casa Bianca monitora la situazione. Almeno 27 le persone arrestate.

Nei giorni scorsi almeno duemila persone avevano marciato pacificamente, ma erano scoppiati gli scontri quando un piccolo gruppo di circa 100 persone, al calare della sera, si era separato dal corteo principale e aveva cominciato a rompere vetrine e lanciare bottiglie contro gli agenti. Dopo quegli incidenti erano state arrestate dodici persone perché non avevano rispettato l’ordine di disperdere il corteo. Venerdì il commissario Batts aveva fatto sapere che gli agenti non avevano dato assistenza medica a Gray e avevano violato altre regole. Ma il presidente del sindacato di polizia di Baltimora, Gene Ryan, aveva commentato che le dichiarazioni di Batts erano state prematura e “sembrano essere politicamente guidate”. Dei sei poliziotti coinvolti nell’arresto solo cinque hanno raccontato la loro versione alle polizia, che non ha però reso noto il nome di colui che si è rifiutato. 

Gray, 25 anni, era stato fermato lo scorso 12 aprile. Secondo quanto emerge era sospettato di essere “coinvolto in attività illegali”, probabilmente legate allo spaccio di droga. Le circostanze dell’arresto rimangono tuttavia poco chiare: quello che si sa è che il giovane era stato fermato e portato in una stazione di polizia alle 8.54 del mattino, mezz’ora dopo, alle 9.24, veniva chiamata un’ambulanza per trasportare il 25enne in ospedale dove era stato sottoposto ad un intervento chirurgico. Ma il ragazzo, che aveva lesioni alla colonna vertebrale, era morto il 19 aprile.

L’America si chiede ancora una volta cosa sia successo e il caso ha rialimentato le tensioni razziali degli ultimi mesi, dopo le uccisioni da parte della polizia di Michael Brown a Ferguson ed Eric Garner a New York. È l’ennesimo caso che mette sotto la lente dell’opinione pubblica la condotta dei poliziotti negli Stati Uniti, in particolare nei confronti di cittadini afroamericani, dopo una serie di episodi che destano sospetti sull’eccessivo uso di forza da parte di agenti, alcuni ritenuti dal ‘grilletto facile’, tanto da indurre alcuni distretti a voler adottare ‘body camera’ per tutti: piccole telecamere di ordinanza che registrano ogni mossa di agenti e sospetti fermati.

Il provvedimento è stato già annunciato a North Charleston, in South Carolina, teatro di uno dei più recenti episodi controversi in cui un poliziotto bianco ha sparato numerosi colpi alla schiena di un afroamericano che fuggiva a piedi dopo esser stato fermato per motivi banali, uccidendolo. Ad inchiodare l’agente, che è stato arrestato e incriminato, c’è un video girato con il telefonino da un testimone.

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