Il ministero dell’Interno da tempo ha messo sul tavolo 90 milioni di euro per finanziare il piano sicurezza in vista di Expo. In città, commissariati e stazioni di carabinieri ormai non si occupano d’altro. Il dipartimento antiterrorismo della Procura tiene le antenne altissime. Ros e Digos monitorano rischi esterni e rischi interni. Da una parte il problema attentati, dall’altro il rebus antagonisti. Eppure, a cercare bene, le falle sono ancora molte. E lo sono nel vero senso della parola. Sì, perché a oggi, lungo il perimetro dell’Esposizione universale, esiste un luogo d’accesso totalmente privo di controllo e percorribile da chiunque. Poche centinaia di metri lungo un canale scolmatore a cielo aperto e ci si ritrova magicamente all’interno del sito non tanto distanti dal Padiglione Italia, il cuore di Expo. Basta munirsi di un paio di stivali. L’acqua sarà alta poco più di 40 centimetri. Il resto viene semplice semplice.

Il viaggio inizia davanti all’ospedale Sacco, una delle strutture sanitarie che maggiormente risentirà del flusso di visitatori. Di fronte via Caterina da Belgioioso porta direttamente a uno degli ingressi principali. Da settimane l’accesso è chiuso. Ci sono sbarre e guardie armate.

Ma basta seguire via Milano ed entrare nel comune di Baranzate. Qui a sinistra via Aquileia conduce verso il traffico continuo di camion. Operai e gruisti sono decine. Si percepisce nettamente la frenesia del conto alla rovescia. Al primo maggio mancano sei giorni. Poco dopo le dodici. Pausa pranzo. Il bar Expo è affollatissimo. Dietro al banco gestisce una famiglia cinese. Subito dopo la tavola calda, la strada incrocia via Monte Bisbino. E qui inizia il viaggio choc. L’aria è quella tipica di Milano. Fabbriche mezze abbandonate, case dall’aria popolare. Eppure alzando gli occhi, laggiù in fondo si intravede il miracolo tecnologico dell’Albero della vita. Paradossi di Expo. Proseguiamo dove il cemento lascia il passo alla terra. Nessuno controlla.

C’era una volta un cancello. Oggi niente. Passa una grande bisarca. Porta auto distrutte e qualche scooter smontato. Si dirige verso uno sfasciacarrozze. Segue una fiammante Bmw X5 bianca che entra in una delle villette del campo nomadi. Qui i rom sono di casa da anni. Via Monte Bisbino è meta nota delle volanti del commissariato di Quarto Oggiaro. Ora il risiko delle baracche è mascherato dietro a un alto muro di cinta. Qualche quintale di cemento però non basta a cancellare il degrado. Ancora pochi metri ed ecco il canale Guisa. L’acqua rimonta direttamente da via Monte Spluga, passa sotto un ponticello e corre rapida verso l’autostrada. Fino a due giorni fa dentro c’era di tutto. Casseforti soprattutto. Vuote naturalmente. Refurtiva abbandonata: pezzi d’auto, lavatrici, televisori. L’Amsa qualcosa ha sgomberato. Ma solo in parte. Ciò che resta è una discarica a cielo aperto a cento passi dall’Expo.

Come a cielo aperto è il canale Guisa. Canale fognario. Scolmatore largo poco meno di due metri e alto un metro e 70. Misurata con un bastone, l’acqua non supera i 40 centimetri. Acqua e melma. Il liquido maleodorante passa sotto la tangenziale che corre verso Como. Un centinaio di metri non di più. Quindi l’arrivo dentro Expo. Nessuno controlla. Nessuna sbarra. Niente di niente. Basta munirsi di un bel paio di stivali e non farsi bloccare dall’odore. A questo punto il canale fognario totalmente scoperto corre lungo il perimetro dell’Esposizione gira attorno al limite sud dell’area ed esce in direzione di Milano. Chiunque può attraversarlo.

A oggi il canale è privo di barriera. E non è il solo. Le falle lungo il perimetro sono tante. Almeno sei. Un’altra via d’accesso è costituita dal canale Viviani davanti al carcere di Bollate. Il Viviani entra solamente in Expo. Si tratta di un canale per far defluire le acque. Attualmente è totalmente asciutto. Ma resta l’ennesimo accesso non controllato e accessibile vista anche l’ampiezza della struttura. Insomma, a sei giorni dalla grande inaugurazione, non tutto ancora sembra sotto controllo. Sia per il Guisa sia per il canale Viviani le segnalazioni, a quanto risulta al Fatto, sono state fatte alle autorità. Ma ancora ieri gli accessi risultavano privi di controllo.

da il Fatto Quotidiano del 25 aprile 2015

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