Il Governo italiano, attraverso il ministro della Giustizia Andrea Orlando, ha concesso l’estradizione dell’ex direttore del ‘Banco do Brasil’ Henrique Pizzolato, richiesta dal Governo del Brasile. La decisione arriva dopo l’ok della Cassazione. Pizzolato fu condannato in patria a 12 anni e 7 mesi nello scandalo ‘Mensalao’. Lo conferma all’agenzia Ansa l’avvocato Michele Gentiloni che rappresenta lo Stato brasiliano.

Pizzolato, coinvolto in patria nella ‘tangentopoli brasiliana’, fu arrestato a Maranello (Modena) a febbraio 2014. A ottobre fu però rimesso in libertà dopo che la Corte d’Appello di Bologna negò l’estradizione. I giudici motivarono il diniego scrivendo che la condizione carceraria del Brasile è “drammatica”, che episodi recenti testimoniano come ad oggi non sia ancora migliorata e “il rischio che un detenuto possa essere sottoposto ad umiliazioni, torture, violenze, sia ancora concreto”.

Il Brasile fece però ricorso in Cassazione, dove il 12 febbraio di quest’anno è stata dichiarata la “sussistenza” delle condizioni per dare il via libera all’estradizione. Il giorno stesso il banchiere si è costituito ai carabinieri ed è andato in carcere a Modena. In una successiva lettera al ministro della Giustizia il legale di Pizzolato, avvocato Alessandro Sivelli, aveva scritto, tra l’altro: “Non posso pensare che il mio Governo anteponga alla violazione dei diritti fondamentali di una persona, a maggior ragione in quanto trattasi di nostro concittadino, la possibilità di ottenere un successo politico”. Sull’ipotesi di uno ‘scambio’ con Cesare Battisti, aveva detto di auspicare che le voci circolate fossero “prive di fondamento”.

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