A leggere i numerosi commenti al mio ultimo post, mi è venuta la nostalgia. Improvvisamente mi si sono affacciate alla mente immagini della mia fanciullezza che credevo svanite per sempre. Mi permettete un breve salto nel passato?
Io e la mia famiglia andammo ad abitare a Savona alla fine degli anni Sessanta dello scorso secolo in un condominio con più di quaranta appartamenti. L’immondizia la si gettava di solito alla sera in una piccola botola sita ad ogni piano. Da qui essa cadeva direttamente in un unico bidone in metallo, che veniva ritirato dal Comune la mattina seguente. Se ne deduce che era ben poco il carico di rifiuti per famiglia.

Del resto, mi sovviene alla mente anche quando riportavo la bottiglia di vetro a rendere alla lattaia, da cui compravo altresì le uova nel numero che io volevo e che mi venivano sporte dentro un sacchetto di carta. L’acqua in bottiglia era per ricchi, e comunque erano sempre bottiglie a rendere. Mamma faceva la spesa con la sporta al seguito.
Ora, lo sappiamo bene, tutto questo non c’è più. In quel condominio le botole sono state sigillate. Per strada fanno bella mostra di sé un tot numero di cassonetti per una corretta raccolta differenziata. Il vuoto a rendere rimane un piacevole ricordo. Le uova si possono acquistare solo in numero di sei o dodici, rigorosamente in confezioni con involucri di plastica più cartone, o solo plastica o solo cartone.

raccolta_differenziataTrovo ‘conforto’ di ciò nei numeri. Nel breve spazio di 50 anni (1969-2010) noi italiani siamo passati dalla produzione di circa 300 gr./ giorno di rifiuti ad 1,5 Kg./giorno circa per un totale annuo in Italia di oltre 32 milioni di tonnellate. Non sempre il passato è memorabile, beninteso, ma io mi sento di rimpiangere questo aspetto dell’Italia che fu. In cui non c’erano tante norme sull’igiene alimentare, in cui non c’era un’Unione Europea che obbligava ad usare un tot numero di imballaggi, in cui i tragitti di trasporto delle merci erano brevi e l’Italia era quasi autarchica. Ed in cui le fette biscottate si acquistavano sciolte in panetteria e non generavano tre diversi tipi di rifiuti come oggi quelle del Mulino Bianco.

Ma veniamo ad altre considerazioni alimentate dai commenti. Tralascio di commentare coloro che non fanno la differenziata perché è un impegno: non mi pare ne valga la pena. Piuttosto concordo sul fatto che un comportamento virtuoso dovrebbe essere premiato. Ci sono comuni che ad un aumento della raccolta differenziata, premiano i cittadini virtuosi con una riduzione della tariffa; così pure se si dimostra di fare il compostaggio per l’umido. È cosa nota che il cittadino che – a fronte di un suo comportamento virtuoso – vede diminuire le imposte è stimolato ancor più a continuare su questa strada.

Dopodiché è altresì chiaro che se io, Comune, facilito la raccolta con il porta a porta, aumenterà la percentuale dei rifiuti riciclati. Guardiamo Napoli, la tanto demonizzata Napoli. A Bagnoli, suo quartiere, con la raccolta a porta a porta, nel 2010 si raggiunse il picco del 91,1% di differenziata! Ciò detto, ritorno al precedente post per sottolineare che io non giustifico chi non fa la raccolta differenziata perché non capisce dove va il polistirolo o il tetrapack, oppure perché l’isola ecologica è a cento metri di distanza da casa sua. Probabilmente è lo stesso che lascia il motore dell’auto acceso a gennaio per godere del tepore dell’abitacolo, mentre la moglie scende per acquistare le ciliegie che provengono dal Sud America. Ovvero, sensibilità ambientale pari a zero.

Articolo Precedente

Deforestazione: la classifica di aziende ed enti che potrebbero azzerarla

next
Articolo Successivo

Pescatori in protesta a Montecitorio, qualcuno ne parli

next