Da un lato le sentinelle immobili con il loro libro in mano, in una piazza deserta e blindata da polizia e carabinieri. Dall’altro le SentiLelle invece con una manifestazione colorata e rumorosa, con performance, volti dipinti, parrucche, striscioni e bandiere arcobaleno. Almeno duecento persone, in gran parte attivisti dell’Arcigay e dell’Arcilesbica, si sono date appuntamento domenica pomeriggio all’imbocco di piazza Santo Stefano, nel pieno centro di Bologna, per protestare contro la veglia di preghiera “in difesa della famiglia tradizionale” organizzata poco distante, dal gruppo ultracattolico delle Sentinelle in piedi. Una “contromanifestazione” pacifica, sorvegliata dalle forze dell’ordine, che hanno fatto in modo che i due gruppi non venissero mai a contatto. “Le sentinelle – ha spiegato Valeria Roberti, attivista del Cassero – sono solo la punta dell’iceberg di un atteggiamento di intolleranza, basato su un credo religioso usato come spada e come strumento per scardinare la libertà delle persone lgbt“. L’eco della musica e dei cori è arrivato anche nella piazza, a poche centinaia di metri, dove i componenti delle sentinelle hanno dato vita alla loro lettura silenziosa. “Manifestiamo per ribadire concetti ovvi, ossia che i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre e che il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna” ha detto al microfono il portavoce di Bologna, Gianluigi Veronesi. “Sono qui per difendere l’educazione dei miei figli” ha ribadito una delle sentinelle, una volta terminata la lettura. La donna, però, è stata subito allontanata dagli organizzatori, contrari alle domande dei giornalisti  di Giulia Zaccariello

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