Generazioni diverse sotto lo stesso tetto per aiutarsi a vicenda, ridurre le spese ma soprattutto far nascere quel senso di “piccola comunità” che fa sentire tutti meno soli e quindi più felici. Il cohousing, nato per condividere spese e spazi, inizia a svilupparsi in forme innovative in grado di avvicinare mondi fino a oggi troppo spesso lontani: quello degli anziani e quello dei giovani. E’ proprio per valorizzare l’interazione tra queste realtà che nascono i “cohousing intergenerazionali”. I progetti Casa alla Vela di Trento e Homefull di Roma sono soltanto alcuni degli esempi di questa pratica in forte crescita.

Casa alla Vela Il progetto, ideato dalla cooperativa sociale Sad e partito nel febbraio 2014, coinvolge 5 anziane e 6 studenti universitari. La coabitazione avviene in una struttura composta da tre appartamenti, una terrazza e un giardino: gli studenti abitano all’ultimo piano mentre alle signore sono riservate i due appartamenti rimanenti (cinque camere). Un modo per dividere spese, condividere una soluzione abitativa e far fronte alla solitudine, ma non solo: “L’anziano che condivide spazi comuni – dichiara a ilfattoquotidiano.it la presidente di Sad Daniela Bottura – è costretto a mettersi in gioco e a confrontarsi con il mondo dei giovani: questo è molto importante perché gli impedisce di chiudersi in se stesso”.

La piccola comunità è seguita da assistenti familiari e volontari che così assicurano sostegno, ad esempio, “per attività ricreative, uscite, cura dell’orto comune, spesa a domicilio”. Gli stessi studenti organizzano spesso le feste di compleanno delle anziane e le aiutano nella cura dell’orto. A sottolineare l’importanza del progetto è stata recentemente anche una pubblicazione della Commissione economica per l‘Europa della Nazioni Unite: Casa alla Vela è stata infatti inserita tra le 11 buone pratiche a livello europeo nel settore delle politiche sociali.

In questa casa speciale si mischiano convivenza attiva, aiuto reciproco, solidarietà, risparmi e decrescita dei consumi: è proprio per questo che l’assessore provinciale Donata Borgonovo Re ha parlato di Casa alla Vela come esempio di “piccola rivoluzione culturale”. Gli stessi vertici di Sad al momento dell’inaugurazione sottolinearono inoltre come Casa alla Vela potesse permettere importanti risparmi di risorse pubbliche: “25mila euro all’anno per anziano, quindi 125mila euro in totale in termini di ritardo nell’inserimento in cliniche o in rsa”.

Homefull Il progetto-pilota finanziato dalla Regione Lazio si concentra invece su anziani e giovani migranti: in questo caso i primi accolgono i secondi nelle proprie case. Entro giugno saranno attivati 5 percorsi di cohousing della durata di tre mesi: l’obiettivo – spiegano i responsabili – è “coniugare le necessità degli anziani in condizione di solitudine e quelle dei giovani migranti giunti in Italia privi di una rete familiare e in carico ai servizi sociali comunali”. L’iniziativa, realizzata dalla cooperativa sociale “Programma Integra” in partnership con Meta onlus, è indirizzata a anziani residenti a Roma e migranti con regolare permesso di soggiorno: “Il progetto – si legge sul sito di Programma Integra – prevede un rimborso spese mensile per l’anziano che ospiterà il giovane migrante e un contributo di frequenza per i giovani migranti che accederanno alla formazione”.

Una settantina i migranti (tutti tra i 19 e i 30 anni, provenienti soprattutto da Mali, Afghanistan, Gambia, Nigeria, Ghana, Bangladesh e Mauritania) che si sono dimostrati interessati all’iniziativa. Ad abitare la struttura saranno in tutto cinque coppie. Il percorso di coabitazione vero e proprio inizierà a giugno: “Il nostro auspicio – dichiara a ilfattoquotidiano.it Laura Antonini di Programma Integra – è che da questo progetto pilota possa nascere la spinta per la realizzazione di iniziative simili”.

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