Dopo aver alleviato i dolori senesi del Tesoro, l’ad di Poste Francesco Caio si prepara a incassare la restituzione del favore. Sono passati appena due giorni dall’ok all’operazione che vedrà il gruppo delle Poste alleggerire i conti del Monte dei Paschi versandogli ben 210 milioni di euro per rilevare il 10% della società di gestione risparmio Anima e dare così un po’ di sollievo alle preoccupazioni del futuro azionista pubblico dell’istituto che è anche il socio unico del gruppo postale.
Ed ecco che per Caio, dopo mesi di stallo, si spiana la strada per alleggerirsi a sua volta. Della Banca del Mezzogiorno, che pure, con i suoi 37,6 milioni di utili, rappresenta il 20% dei profitti di Poste che ha archiviato il 2014 con 212 milioni di profitti netti, poco più di quanto sborsato per comprare l’Anima del Monte. Unico vantaggio apparente dell’operazione, sarebbe un incasso di circa 400 milioni che, al netto della spesa Mps, darà un po’ di liquidità in più alle Poste in vista della quotazione in Borsa entro fine anno. D’altro canto, però, la cessione toglierebbe a Poste uno dei suoi pochissimi business profittevoli, che nel 2014 ha addirittura triplicato gli utili. Caio, tuttavia, non sente ragioni e non ha mai fatto mistero di non volerne sapere della banca che tra il resto ha finanziato Fiat (Melfi e Pomigliano), la Salerno-Reggio Calabria e il porto di Palermo, ma anche De Cecco, Ansaldo, Fincantieri, Grimaldi Lines e Acquedotto Pugliese.

Il primo tassello è un cambio al vertice con l’uscita dell’ad Pietro D’Anzi, che secondo quanto riportava il Corriere della Sera a inizio anno ha resistito alla cessione forte dei risultati superiori alle previsioni con gli utili che nel 2014 hanno superato gli obiettivi del 2016. A rimpiazzare l’ex banchiere di Barclays arriverà un manager completamente digiuno di esperienza nel credito commerciale, Luigi Calabria, già direttore finanziario di Finmeccanica arrivato in Poste nel 2014 diventando prima direttore finanziario e poi presidente di Poste Vita. La nomina di Calabria, padre della parlamentare di Forza Italia Anna Grazia Calabria, permetterà a Caio di liberare una casella importante nell’organigramma della società pubblica che conta molto su Poste vita, una vera gallina dalle uova d’oro grazie al risparmio degli italiani.

Il quadro si completa con l’arrivo alla presidenza di un uomo di fiducia della Cassa depositi e prestiti di Franco Bassanini, Massimo Cesare, già consulente economico del governo Letta e attualmente consigliere della controllata della Cdp, Fincantieri. E cosi si completerà anche l’uscita di scena di Massimo Sarmi che dopo aver lasciato il timone delle Poste era rimasto presidente della Banca del Mezzogiorno. E c’è da scommettere che per lasciare l’ultima poltrona postale il manager, dopo aver spuntato una maxi-liquidazione da Poste, sia riuscito a ottenere un ulteriore compenso per l’addio all’istituto di credito pubblico.

Dopo la nomina dei nuovi vertici, per Banca del Mezzogiorno riprenderanno le grandi manovre per tentare di concretizzare la cessione, in toto o in parte, a un altro gruppo pubblico, l’agenzia per l’attrazione degli investimenti Invitalia che di fatto ha ormai dedicato buona parte della sua mission all’erogazione di aiuti alle imprese. Al suo fianco si è ipotizzato anche l’ingresso di un fondo di investimento e, in particolare, del Fondo Strategico Italiano, controllato dalla Cassa Depositi e Prestiti. Se così fosse Invitalia e Cdp per le loro attività potrebbero presto poter contare anche sul sostegno di una banca. Ma solo a condizione di pagarla meno delle richieste originali di Caio.

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