Hoodie Allen, al secolo Steven Markowitz, è un ventiseienne americano che, nell’ipotesi di trovarsi a scegliere tra l’avere fortuna o talento (per dirla come Allen, Woody) farebbe, probabilmente, una risata compiaciuta: finora ha avuto una buona dose di tutte e due le cose.

Cresciuto a Long Island, Steven si laurea presto alla Wharton (in marketing e finanza) e in men che non si dica lo assumono in un posto che ‘fa gola’ a molti: si tratta di Google, e lì Markovitz viene chiamato a fare l’account executive. Un sogno che si realizza? Non per lui. Dopo pochi mesi Steven decide di lasciare il colosso di Mountain View, raggiungere New York (dove adesso vive) e provare a diventare il suo alter ego, il rapper Hoodie Allen. Roba da far smettere i genitori di dormire la notte: “In realtà i miei mi hanno appoggiato – ha detto Steven a FQ Magazine – infondo facevo musica fin da quando ero al college. Avevo messo alcuni pezzi su Internet: certo, non si può dire che avessi dei veri fan ma un bel po’ di gente ascoltava il mio lavoro. Ho capito quasi subito che la cosa non si conciliava con il mio impiego in Google: non riuscivo a comporre e a fare concerti, le due cose erano incompatibili. Così ho mollato Mountain View e ho voluto provarci sul serio.”

E la scelta di Hoodie è stata, almeno fino a oggi, premiante: dal successo del suo primo EP, ‘All Americans‘, al suo disco d’esordio, ‘People keep talking‘, che lui definisce un “un mix di influenze, dal soul al punk” e che è entrato all’ottavo posto della classifica americana, fare musica sembra essere la sua strada. In Italia, al momento, lo conosciamo per il singolo “All About it“, in cui duetta con Ed Sheeran: “E’ stato un incontro furtuito: io e Ed abbiamo un amico comune, che ci ha presentati. E’ così che abbiamo cominciato a vederci quando viene a New York: usciamo, beviamo insieme e ci è venuto naturale fare anche musica insieme”.

Incontriamo Markowitz negli uffici della sua etichetta: faccia da bravo ragazzo, battuta pronta, t-shirt e pantaloni ‘calati’ in pieno american style, che abbia una formazione nel marketing si capisce da come promuove se stesso e la sua musica, sui social network: “Se i vostri genitori non vi amano rubate loro dei soldi per comprare il mio album e io sarò il vostro nuovo papà”, questo il messaggio scritto su Twitter per annunciare ‘People keep talking’. Consapevole di avere un pubblico giovane, Steven sa che è importante giocarsela anche sul piano dell’ironia: “Non mi piacciono i messaggi del tipo “Hey, il mio disco è su Itunes a 9,99!” così ho cercato di pensare a qualcosa di più divertente”, dice sorridendo. Il primo commento sotto il video di “All About it”, d’altra parte, è suo e conferma una certa attitudine a non prendersi troppo sul serio: “Ieri mi sono sentito alla radio – scrive – e ho urlato ‘aaaahhhh’!”.

E la sua attenzione per la rete non si ferma a Twitter o a Youtube: già nel 2012, con il lancio dell’EP All Americans, aveva tenuto una serie di live streaming dal titolo “Hoodie Allen Mondays”, durante i quali si divertiva a chattare in diretta con i fan. Una sorta di anticipazione di Periscope, in chiave musicale? “Non l’ho ancora usato – dice riferendosi all’applicazione appena comprata da Twitter – ma da quel che so è un altro modo per fornire la miglior versione di sé. Insomma, non sono questo i social? Non sono una sorta di ‘Best of’ delle nostre vite? Nessuno si fotografa su Instagram quando si sveglia con gli occhi gonfi o quando si sente incazzato. Così sarà con Periscope: i migliori momenti delle nostre vite, quali essi siano”.

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