“La laurea in Italia continua a rappresentare un forte investimento contro la disoccupazione“, essendo ancora garanzia di lavoro. Lo rivela il XVIIesimo rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati presentato all’università Bicocca di Milano. Lo studio ha coinvolto quasi 490mila laureati di 65 università italiane, evidenziando che i laureati godono di vantaggi rispetto ai diplomati nell’arco della vita lavorativa, soprattutto nelle fasi congiunturali negative come quelle attuali.

A cinque anni dal conseguimento, l’occupazione di un laureato è prossima al 90%, anche se risulta in calo rispetto al passato. Nelle statistiche europee l’Italia si trova ancora però agli ultimi posti per quota di laureati, sia tra i 55-64enni sia tra i 25-34enni. Su 100 giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni, i laureati italiani costituiscono solo il 22% rispetto alla media europea che si situa al 37% e la media OCSE del 39%. Il professore Francesco Ferrante, componente del Comitato scientifico di AlmaLaurea, esprime positività per i dati registrati, non sottovalutando però il ritardo italiano: “Il rapporto registra timidi segnali di inversione di tendenza nel mercato del lavoro che fanno sperare in un 2015 più roseo. Lo scenario presente e futuro, nonostante i miglioramenti registrati, resta tuttavia estremamente incerto“.

A un anno dal conseguimento della Laurea, l’indagine mostra una sostanziale tenuta del tasso di occupazione, che ammonta al 66% per i laureati triennali e al 70% per i laureati magistrali biennali. Stage ed esperienze di studio all’estero durante gli studi possono aumentare del 20% le possibilità di trovare un’occupazione,”sia perché consentono un incremento delle competenze linguistiche, sia perché facilitano l’accrescimento esperienziale e personale”. Nel lungo periodo cresce anche la stabilità del lavoro, con il 73% dei laureati triennali, quasi il 78% dei magistrali a ciclo unico e il 70% dei magistrali biennali che a cinque anni dal conseguimento del titolo hanno contratti a tempo indeterminato o attività autonome vere e proprie. L’occupazione è significativamente superiore alla media, a cinque anni dalla laurea, per chi ha conseguito il titolo nelle professioni sanitarie (97%) e di ingegneria (95%) a cui seguono i gruppi chimico-farmaceutico e economico-statistico (90%). Al di sotto della media si posizionano i laureati dei gruppi insegnamento (80%), geo-biologico (79%), giuridico (77%) e letterario (75%).

Nella retribuzione mensile si rileva un lieve aumento rispetto ai 1000 euro netti registrati a un anno dal conseguimento della laurea: 1013 euro per il primo livello, 1065 per i magistrali, 1024 per i magistrali a ciclo unico. A cinque anni dalla laurea la retribuzione media passa dai 1750 euro per un ingegnere ai 1200 di un insegnante. Secondo il rapporto, a soffrire maggiormente degli effetti negativi della crisi sono soprattutto le donne e i cittadini meridionali: a cinque anni dal conseguimento del titolo magistrale lavorano 78 donne e 85 uomini su cento. Inoltre a parità di condizioni, gli uomini guadagnano in media 167 euro netti mensili in più delle loro colleghe. L’86% dei laureati residenti al Nord lavora, mentre al Sud l’occupazione coinvolge il 75% di loro.

Il rapporto di AlmaLaurea si conclude con un commento alla situazione lavorativa italiana: “Il progresso del Paese passa anche attraverso una maggiore trasparenza del mercato del lavoro e il miglioramento dell’incontro tra domanda e offerta di capitale umano. I meccanismi di gestione delle risorse umane, in particolare la scarsa meritocrazia e trasparenza di quelli di reclutamento, hanno giocato un ruolo centrale nel determinare l’insoddisfacente performance del sistema produttivo italiano negli ultimi 20 anni”.

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