Era il 20 marzo dell’anno scorso quando scoppiò la bufera giudiziaria su Infrastrutture Lombarde e in manette era finito Anton Giulio Rognoni che è già a processo. Il gup di Milano Giuseppe Vanore oggi ha rinviato a giudizio 24 persone, tra cui Erika Daccò, figlia del faccendiere Pierangelo Daccò, e l’ex ufficiale del Ros Giuseppe De Donno, imputate nel secondo filone di inchiesta sulle presunte irregolarità nell’assegnazione di una serie appalti da parte di Infrastrutture Lombarde, tra cui alcuni legati ad Expo. Altri quattro imputati, tra cui un’altra figlia di Daccò, Monica, sono stati prosciolti.

Lo scorso 5 marzo il pm aveva chiesto la riunificazione al processo in corso a Milano anche di questo terzo filone, dopo la riunione delle due tranche del procedimento con al centro presunti appalti pilotati, tra cui alcuni legati ad Expo 2015, da parte degli ex vertici di Infrastrutture Lombarde. Per questo la X sezione penale del Tribunale aveva aggiornato l’udienza al prossimo 22 aprile, giorno in cui comincerà l’istruttoria dibattimentale. I giudici avevano anche sciolto la riserva sull’ammissione delle prove nel processo nato dell’unificazione dei due procedimenti paralleli e che vede imputati l’ex dg di Ilspa Rognoni, l’ex capo ufficio gare Pierpaolo Perez, l’avvocato Fabrizio Magri’, dell’ingegnere Salvatore Primerano e gli avvocati Carmen Leo, Giorgia Romitelli e Sergio De Sio.

Il Tribunale aveva dato in sostanza l’ok all’ingresso di tutte le prove indicate da accusa e difesa, compresa la lista testi del pm di cui era stata chiesta l’inutilizzabilità da alcuni imputati in quanto era stata esclusa per il deposito tardivo in uno dei due filoni del
procedimento prima della riunificazione.

Secondo l’accusa gli imputati avevano creato “una struttura illegale” all’interno di enti pubblici che operava su due piani ma al servizio del direttore generale di Infrastrutture Lombarde. L’inchiesta aveva decapitato la controllata della Regione Lombardia per la realizzazione di opere come ospedali, scuole ma anche il nuovo Pirellone, e aveva anticipato di alcune settimane l’altra grande inchiesta su Expo con 35 arresti. Tra le gare ritenute pilotate, in modo da essere aggiudicate sistematicamente a una “ristretta cerchia di professionisti”, bypassando, per l’accusa, i principi di trasparenza e i criteri del minor aggravio di spesa per gli enti pubblici, c’è anche quella per la realizzazione della Piastra di Expo.

Aggiornamento redazione web – Successivamente, in data 8 maggio 2018, il procedimento nei confronti dell’Avv. Giorgia Romitelli si è concluso, in primo grado, con la sentenza del Tribunale di Milano che l’ha condannata ad un anno di reclusione per due dei reati contestatili, quelli di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente da parte della P.A., quale privata beneficiaria, in qualità di socia dello Studio Legale DLA Piper. L’ha, invece, assolta dal più grave reato di associazione per delinquere, pure contestatole, in concorso con altri imputati ed ha dichiarato prescritto il reato di falso.

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