A tre giorni dalla diffusione dei dati Inps che hanno mostrato come nei primi due mesi 2015 i nuovi contratti di lavoro siano stati solo 13, la Commissione europea attesta che l’Italia condivide con Cipro un poco invidiabile record: sono gli unici due Paesi in cui la disoccupazione di lungo termine nel quarto trimestre del 2014 è aumentata. Al contrario, si legge nel rapporto su occupazione e situazione sociale pubblicato lunedì dall’esecutivo Ue, la maggior parte degli Stati membri, dall’Ungheria al Portogallo all’Irlanda, ha fatto registrare una riduzione del tasso o l’ha visto rimanere stabile. La stessa Grecia, che pure ha di gran lunga la percentuale più alta di senza lavoro per più di un anno – 19%, pari al 75,4% dei disoccupati totali – ha visto il dato rimanere invariato. Al contrario, appunto, nella Penisola il tasso è salito dello 0,8 per cento circa arrivando al 7 per cento. La media Ue è oggi al 4.9%, il primo miglioramento dal 2009.

Quanto al tasso di disoccupazione complessivo, nei 12 mesi tra febbraio 2014 e febbraio 2015 “i tassi sono scesi nella maggior parte dei Paesi membri” ma non in Croazia, Belgio, Cipro, Francia, Finlandia e Italia, che si attesta al 12,7 per cento. Pessimi anche i risultati sul fronte della produttività per lavoratore: l’Italia la vede calare dell’1%. Fanno peggio solo la Croazia e, ancora una volta, Atene. Una tendenza particolarmente inquietante alla luce di quello che, come anticipato da ilfattoquotidiano.it, emerge da un rapporto del Fondo monetario internazionale che sarà reso pubblico questa settimana: liberalizzare assunzioni e licenziamenti, vi si legge, non spinge la produttività complessiva del sistema. Di conseguenza non ci si può aspettare molto dall’entrata in vigore del Jobs Act renziano, ispirato al “teorema” liberista per cui deregolamentare è un toccasana per la crescita.

I senza lavoro da più di un anno in Italia hanno superato il 7% 

In questo quadro, nota la Commissione, la Penisola vede crescere senza sosta le famiglie in condizioni di difficoltà finanziaria: tra i nuclei a reddito più basso la percentuale di chi riferisce di essere in una situazione difficile ha superato il 45%. Nel complesso oltre il 25% della popolazione è in difficoltà contro il 4% in Germania e Svezia.

I dati sul lavoro, in ogni caso, vanno interpretati anche tenendo conto delle forti differenze territoriali tra le diverse aree della Penisola. Una ricerca dell’ufficio studi di Confartigianato anticipata da La Stampa mostra che, per esempio, in provincia di Bolzano il tasso di disoccupazione è a quota 4,4%: più basso di quello della Germania. Poco più alto, 6,9%, il tasso registrato a Trento. Anche allargando lo sguardo all’intero Nord Est, la percentuale non sale oltre il 7,7 per cento. Al contrario, la Calabria, la Campania e la Sicilia sono oltre la soglia del 20%: rispettivamente 23,4, 21,7 e 22,2. Poco sotto il tasso registrato in Spagna, che è del 24,5%, e in Grecia, 26,5 per cento.

Articolo Precedente

Amianto: gli architetti devono morire di fame o di mesotelioma?

next
Articolo Successivo

Disoccupazione: e se a Cagliari con la sinistra dovesse aumentare?

next