È morto all’età di 89 anni Renato Venditti, storica firma dell’Unità e di Paese sera, tra i pilastri dell’Associazione stampa parlamentare (Asp). Il giornalista era nato a Roma il 18 settembre 1926 e aveva lavorato in banca e presso il centro sperimentale di cinematografia, prima di dedicarsi alla sua vera passione. All’Unità rimase dal dopoguerra fino alle fine degli anni Sessanta, prima come capocronista e in seguito quale notista politico. Grande appassionato di sport e tifoso della Roma, scriveva anche di calcio sotto gli pseudonimi Dino Reventi e Romano D’Abruzzo. A Paese Sera rimase fino al 1983, quando rifiutò le offerte del Messaggero che gli proponeva di occuparsi di cultura, spinto dalla volontà di proseguire a scrivere liberamente di politica. Cominciò così a collaborare con l’agenzia dei quotidiani locali del Gruppo Espresso, dove ha lavorato fino a quattro anni fa.

Per gran parte della sua carriera ha raccontato senza condizionamenti le vicende della Democrazia cristiana, guadagnandosi la stima dei suoi massimi esponenti, da Aldo Moro a Ciriaco De Mita fino a Giulio Andreotti. Fu autore per gli Editori Riuniti del Manuale Cencelli, la legge non scritta con cui la Dc spartiva tra le correnti i posti di governo. Fu grazie al lavoro di Venditti che quella “normativa” fondamentale per gli equilibri politici italiani diventò di domino pubblico. Uomo di grandissima cultura, aveva gelosamente conservato il proprio dialetto trasteverino e l’amore per Gioachino Belli, di cui leggeva frequentemente le poesie e citava a memoria i versi.

Nell’ottobre del 2008 venne pubblicato “La cricca – Vita di famiglia nella dittatura” – edito da Nutrimenti -, un’opera in cui Venditti ha ripercorso il cammino dell’Italia attraversata dalla guerra, dalla ricostruzione fino al delicato passaggio politico del dopoguerra. Il tutto narrato nella cornice della sua vicenda personale e di quella della sua famiglia, con la descrizione delle botteghe di Trastevere, gli aneddoti di vita quotidiana, i piccoli grandi eroi della Resistenza, i giornalisti che hanno fatto la storia dell’Unità. Per presentare il libro a Montecitorio intervennero Gianfranco Fini e Walter Veltroni, a dimostrazione di quanto fosse stimato da amici ed avversari per il suo grande rigore morale, ideale ed etico. “Persona per bene, incorruttibile”, disse di lui Mino Pecorelli, il discusso direttore di Osservatore politico ucciso in un agguato.

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