Carissimi, la maggior parte di amici e conoscenti è al corrente del disastro che la notte del 21 marzo ha sfregiato il cosiddetto ‘paradiso dei frati’ al Convento di Monterosso. Ha ceduto il terreno del nostro magnifico orto spingendo la terra… fino a far cedere e spanciare l’alto grande muro di basamento: in quel modo è caduto un quarto di orto trascinando 30 metri di muro di cinta soprastante. L’ultima stima danni e lavori è di 500mila euro a carico dei frati… non so davvero come faremo“.

Era il 29 marzo scorso quando Città della Spezia, il quotidiano online della Spezia e Provincia, pubblicava l’appello di Padre Renato dei frati cappuccini di Monterosso. Servivano risorse per provvedere all’intervento sul complesso. Sembrava passata un’eternità da quando, appena un mese prima, il convento che domina la baia del borgo delle Cinque Terre si era classificato al primo posto con 110.341 voti nel censimento Fai dei Luoghi del cuore 2014.

monterosso1Il nome del convento affacciato sul mare sotto i riflettori con un numero di voti fino ad ora mai raggiunto da nessun monumento italiano. Una visibilità più che meritata che andava per certi versi a sanare la frana del marzo 2013. Allora ad essere distrutti erano stati l’orto, il giardino del convento e lo storico muraglione, facente parte delle pertinenze del convento. Perché la straordinaria bellezza di quel luogo è anche resa fragile, non solo dalla scarsa manutenzione alle strutture, ma anche dai caratteri geomorfologici del sito. E’ così che il pericolo di nuove piccole e grandi distruzioni incombe sul convento seicentesco, che tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo fu confiscato ai Francescani e convertito a sede di una guarnigione della Repubblica Ligure, per poi ritornare, nel 1816 ai frati.

In quel connubio inestricabile di storia e natura, di un’architettura immersa in un paesaggio a metà tra cielo e mare spicca la chiesa seicentesca. Le opere d’arte al suo interno, dalla Crocefissione attribuita ad Antoon van Dyck a La Veronica di Bernardo Strozzi, fanno pendant con quel che rimane del giardino con orti vigneti e limonaie. Ma ora ogni cosa è minacciata da un’incuria forzata. Quel pezzo di patrimonio conservato finora a fatica richiede interventi decisi. Non più procrastinabili. All’assegno di 50mila euro ricevuto dal Fai bisogna aggiungere i restanti 450mila euro necessari per provvedere ai restauri.

Per questo la scelta di ricorrere ad una raccolta fondi via web, attraverso questo link. Scelta supportata dall’idea di affiancare al crowdfunding un filmato sul paradiso di Monterosso realizzato ricorrendo ad un drone. Quanto il prodotto della tecnologia, messa a disposizione dalla Dronesense srl del Polo Tecnologico pisano di Navacchio Cascina, potrà fornire un utile sostegno al tentativo dei frati non è possibile prevederlo. Ma quel che è certo è che Padre Renato le sta provando tutte per tentare di salvare il convento. In attesa degli sponsor, non rimane che affidarsi a questo angelo di ultima generazione.

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