Ttip sta per Transatlantic Trade and Investment Partnership, cioè Partenariato Transatlantico sul commercio e gli investimenti. Si tratta di un trattato su libero scambio ed investimenti che Stati Uniti ed Unione Europea (Ue) stanno negoziando, i cui documenti di lavoro sono per larga parte segreti. Peccato che tocchi tutti gli aspetti della vita sociale, economica e culturale della nostra terra. Il nocciolo del trattato non è la diminuzione delle tariffe, già quasi nulle, bensì l’eliminazione delle ‘barriere normative’ che limitano profitti potenzialmente realizzabili dalle società transnazionali. Si vogliono garantire i profitti delle multinazionali in qualunque caso ed in qualunque modo, anche quando questo significhi mantenere nella povertà il popolo.

Si prevede la costituzione dell’Isds (Investor-State Dispute Settlement). Nel caso vi fosse una diatriba tra lo Stato ed una multinazionale, questa potrebbe non essere costretta a rivolgersi ai tribunali dello Stato nazionale, bensì ad un arbitrato internazionale, in cui uno degli arbitri verrebbe scelto dalla multinazionale, uno dallo Stato ed il terzo congiuntamente. Peccato che questi arbitri siano una cinquantina in tutto. Il Ttip incide su ogni aspetto strategico anche dell’economia e della società sarda: agricoltura e pastorizia, ambiente, energia, chimica, condizioni di lavoro. Gli effetti della firma del trattato potrebbero essere pesantemente negativi, in una realtà dove un terzo degli abitanti è iscritta ai centri servizi per il lavoro.

La Sardegna ha un’arma fondamentale: l’art. 52 dello Statuto, che stabilisce che “La Regione è rappresentata nella elaborazione dei progetti dei trattati di commercio che il governo intenda stipulare con Stati esteri in quanto riguardino scambi di specifico interesse della Sardegna. La Regione è sentita in materia di legislazione doganale per quanto concerne i prodotti tipici di suo specifico interesse”.

Questa maggioranza di governo, un centrosinistra a guida Pd arricchito di sovranisti ed indipendentisti, vuole affrontare il tema? O facciamo finta di nulla? Non risulta che l’art. 52 sia mai stato utilizzato, dall’approvazione dello Statuto del 1948 ad oggi. Perché? Oggi la Sardegna può assumersi il compito storico di chiedere di essere rappresentata nella elaborazione del Ttip, come pure le altre regioni italiane.

La Regione può, inoltre, prendere posizione sul Trattato, e discostarsi da Renzi nel tessere le lodi del Ttip. Siamo disposti ad aprire velocemente (un paio di settimane) un dibattito di alto profilo, per poi agire? Il presidente della Giunta Francesco Pigliaru è, inoltre, presidente dell’Enve (Commissione per l’ambiente, cambiamenti climatici ed energia) del CoR (Comitato delle Regioni) dell’Ue. L’Enve è il contraltare dell’Envi (Commissione per l’ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare) del Parlamento Europeo, che si è già espressa sul Ttip. L’Envi lo vuole fare?

Le negoziazioni per arrivare all’approvazione del Ttip, che ha come termine ultimo novembre 2015, sono cominciate nel 2013. A maggio si avrà un nuovo round negoziale, il 16 maggio il parlamento si esprimerà con una risoluzione, ed il 18 aprile è prevista una giornata europea di mobilitazione, per informare i popoli d’Europa del loro destino e chiedere ai politici: da che parte state? Ai politici sardi (parlamentari europei, italiani, presidente di giunta, assessori e consiglieri regionali) chiediamo: da che parte state?

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