La decisione della corte Europea, la sentenza che ha condannato l’Italia per la “tortura” inflitta a chi era nella scuola Diaz il 21 luglio del 2001, continua a scatenare reazioni fortissime. L’ultima riguarda il presidente del Pd, Matteo Orfini, che sui social network si scaglia con l’allora capo della Polizia. “Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica” scrive su Twitter l’esponente democratico.

Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica.

— orfini (@orfini) 8 Aprile 2015

Diversa la posizione del vice segretario democratico Debora Serracchiani, secondo cui sulle dimissioni di Gianni De Gennaro “il Pd non ha espresso la propria posizione attraverso quella personale di Orfini”. Ciò non significa, tuttavia, che la governatrice del Friuli voglia che l’ex numero uno della polizia resti al suo posto. E infatti ha aggiunto: “La responsabilità morale prescinde dalle assoluzioni, valuti in coscienza”. Contro De Gennaro, nominato alla guida del gruppo pubblico dal governo Letta e confermato da quello di Renzi, aveva puntato il dito anche Giuliano Giuliani, padre di Carlo ucciso dal carabiniere Maro Placanica in piazza Alimonda. “La Diaz fu tra l’altro un effetto delle pressioni dell’allora capo della polizia Gianni De Gennaro – ha aggiunto Giuliani – come scrive anche la Cassazione. Le sue pressioni per fare recuperare credibilità alla polizia dopo la morte di Carlo e gli scontri portarono alla Diaz”.

Ma la cronaca giudiziaria ha registrato un’altra verità ovvero che non c’è alcuna prova con l’allora primo poliziotto. La Suprema corte aveva deciso di annullare, il 22 novembre 2011, senza rinvio la sentenza di condanna a un anno e 4 mesi pronunciata dalla Corte d’appello di Genova perché “non si è acquisita alcuna prova o indizio di un ‘coinvolgimento’ decisionale di qualsiasi sorta nell’operazione Diaz”. De Gennaro era accusato di istigazione alla falsa testimonianza.

“Siamo talmente convinti che sia una vergogna che Gianni De Gennaro sia stato nominato da Renzi al vertice di Finmeccanica (in realtà è stato confermato, ndr), da permetterci di chiedere a Matteo Orfini, presidente del Pd, di fare qualcosa di più che un semplice tweet: chieda al Presidente del Consiglio (che è anche segretario del Pd) di risolvere il problema sollevato, faccia in modo che il partito da lui presieduto e il suo governo chiudano una vicenda che non ha giustificazioni. Altrimenti sono solo parole in libertà” scrive su Twitter il coordinatore nazionale Nicola Fratoianni. Il M5S chiede invece le dimissioni di De Gennaro da presidente di Finmeccanica. “Basta ipocrisia – dice Vittorio Ferraresi – De Gennaro si deve dimettere. È stato nominato da un governo di centrosinistra ed è inaccettabile e vergognoso che ancora oggi parli chi ha lasciato i responsabili al suo posto. Si prendano le proprie responsabilità gli esponenti di destra e sinistra che hanno acconsentito a tutto ciò”.

Oggi anche Sergio Rizzo, sul Corriere della Sera, sostenendo che il verdetto europeo “è decisamente più pesante” di quello della giustizia italiana, dice la sua su De Gennaro: “È opportuno che la presidenza di Finmeccanica, società pubblica più esposta ai giudizi internazionali insieme all’Eni, sia stata affidata a chi era capo della polizia mentre si consumava quella pagina nera della democrazia?”. Ricordando l’assoluzione Rizzo rimarca che: “Ma non ci sfugge nemmeno la differenza che passa fra responsabilità penale e oggettiva. Che vanno sempre tenute ben distinte. Dopo i fatti del G8 De Gennaro è salito al vertice dei servizi segreti, poi a Palazzo Chigi con Monti. Infine alla presidenza di Finmeccanica con Letta, confermato con Renzi. E con tutto il rispetto per l’ex capo della polizia e i suoi meriti professionali, ci permettiamo di insistere: è stato opportuno?”. 

Intanto anche il premier interviene sul verdetto: “Quello che dobbiamo dire lo dobbiamo dire in Parlamento con il reato di tortura. Questa è la risposta di chi rappresenta un paese” twitta Matteo Renzi rispondendo a Luca Casarini chelo  attacca sul silenzio per la condanna dell’Italia per le torture alla Diaz. La sentenza è “una condanna particolarmente infamante, perché motivata dalla violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani, che vieta la tortura. Ed è, soprattutto, una condanna che il nostro Paese avrebbe forse potuto evitare, se solo si fosse dotato per tempo di una normativa adeguata contro la tortura, come le imponeva la Convenzione Onu ratificata sin dal 1988 – sottolinea Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe –  Per una volta, sarebbe bastata una riforma ‘a costo zero’ per adeguare la giustizia italiana agli standard europei”, osserva Md, auspicando “che questa mortificante condanna serva almeno a togliere qualsiasi alibi a chi ancora si oppone all’introduzione di una tale riforma di civiltà, invocata invano sino ad oggi da molte e varie espressioni della cultura giuridica italiana, tra le quali continuerà ad annoverarsi Magistratura Democratica”.

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