Spesso quando si usa l’aggettivo “incredibile” in un discorso si allude a qualcosa che potrebbe sembrare incredibile ma che in realtà è proprio vero. Nel caso invece delle recentissime affermazioni del ministro Padoan, graniticamente sostenuto dello stesso Renzi (con immancabile coro all’unisono dei soliti imbonitori mediatici) sugli “incredibili” risultati che uscirebbero dalle “stupefacenti” riforme renziane, è doveroso invece dare all’aggettivo il suo significato proprio, cioè impossibili da credere.

E non c’è proprio niente di disfattistico in questa affermazione. Anzi, devo proprio dire che all’inizio del loro lavoro (circa un anno fa) sia Renzi che Padoan avevano proprio “arruolato” anche me nel loro ottimismo su riforme (peraltro ancora vaghe) che avrebbero puntato sulla crescita più che sulle austerità.

Logico che dopo il disastroso (sia sul piano economico che sociale) anno del governo Monti-Napolitano e dopo l’interregno del volenteroso ma inefficace Letta, il contagioso dinamismo di Renzi, sostenuto tra l’altro da una maggioranza parlamentare quasi “bulgara” grazie all’accordo del Nazareno con Berlusconi, facesse sperare ai non addetti ai lavori (politici) un cambio di strategia reale a sostegno di chi fino ad allora, in tutto il periodo della lunga crisi, aveva preso solo bastonate.

Ma è bastato vederle in dettaglio, le riforme del duo “renzusconi”, per capire che, specialmente sul piano dell’’economia e del lavoro, quelle riforme erano solo l’aria fritta necessaria a friggere per bene i pesci nella padella della partitocrazia.

Lasciamo perdere per oggi le porcate contenute nell’Italicum, che nemmeno buona parte dei compagni di partito del boss piddino (giustamente!) riescono a digerire, ma sulle previsioni di ripresa economica, come si fa … anche con tutta la spontanea ammirazione che ogni italico inevitabilmente subisce dal giovine talento fiorentino..a credere davvero che con l’aria fritta si possa uscire da una crisi epocale come quella che attanaglia da quattro anni l’intera Europa e si allarga al mondo intero?

Appare perfettamente chiaro che Renzi e i suoi sodali cercano solo di approfittare della temporanea liquidità concessa alle banche dalle banche centrali di tutto il mondo (non solo dalla Bce alle banche europee) e dal terremoto provocato a livello globale dalla ciclopica svalutazione dell’euro sul dollaro (quasi il 30% in poco più di tre mesi), per far credere che le pessime riforme del programma Renzi-Berlusconi, stanno dando buoni frutti per il paese. Senza contare il sostanzioso beneficio derivante dall’attuale basso spread sul marco, che consente al Tesoro italiano di risparmiare diversi miliardi di euro in interessi sui bond italiani. Beneficio che potrebbe però terminare molto presto.

Ci sono già nelle affermazioni di Padoan, riferite al recente passato, elementi di economia che non quadrano. Padoan infatti afferma enfaticamente (lasciando intendere che il merito eè dell’attuale manovra economica) che nel 2018 l’incubo del debito sarà superato. Ma poi dice che questo incubo sarà superato grazie ad un indebitamento italiano sul Pil pari al 123,4% (contro l’attuale 132,5%).

Vado a leggere una agenzia Reuters dell’ottobre 2010 e cosa trovo? Trovo che il Fondo Monetario Internazionale (al tempo di Strauss Kahn) raccomandava già a quel tempo all’Italia di fare le riforme, perché “…in assenza di shock, vede il debito pubblico nel 2015 al 118,5% del Pil”. Sostanzialmente lo stesso livello di fine 2010.

Perciò nel 2010 c’erano ancora buone prospettive di crescita per l’economia italiana. Tanto che le stime di quell’anno descritte dal Fmi nel World economic outlook dicono che “…l’Italia arriverà al 2015 con un debito pari al 118,5% di Pil, un decimo di punto sopra il livello di fine 2010.”.

Se però la crescita dovesse deludere con un 1% in meno tra 2010 e 2015, posto che il governo non intervenga con misure discrezionali a correggere l’impatto dello shock di crescita, il debito italiano è visto lievitare dai tecnici del Fondo fino al 136% del Pil, una differenza di 17,5 punti percentuali rispetto alle scenario-base. Il Fondo specifica che per 11,2 punti la differenza tra lo scenario-base e quello di bassa crescita sarebbe causata dall’azione degli stabilizzatori automatici attivati dallo shock di crescita mentre i restanti 6,3 punti sarebbero imputabili alla più bassa base di Pil.

In questa descrizione è già perfettamente individuabile la raccomandazione a fare le riforme per eliminare gli stabilizzatori automatici e (anche se qui non sono citati) le “rigidità” del mondo del lavoro.

Perché è necessario eliminare queste tutele che consentono una equilibrata redistribuzione della ricchezza prodotta?

Perché cosi vuole il liberismo estremo anti-statalista.

Quindi, ricapitolando.

– Nel 2010 c’erano ancora per l’economia italiana buone prospettive di crescita.

– Il livello di indebitamento che l’Italia aveva già raggiunto con Prodi nel 2010, prima che lo mandassero a casa anzitempo gli intrallazzi dei politici, era pari al 118,5% del Pil.

– Nel 2011 due successive sciagurate manovre antinflazionistiche di Trichet, allora presidente della Banca Centrale Europea, hanno dato il via alla crisi di liquidità europea e spalancato contemporaneamente la porta alla speculazione globale.

– Per contrastare la crisi (di liquidità) gli economisti e i politici d’Europa (allora in grande maggioranza liberisti o ultra-liberisti, cioè di destra), dando la colpa al debito che c’entra quasi niente sulla crisi, hanno imposto le nefaste manovre di austerità (che ogni economista di buon senso avrebbe rinviato a miglior data).

– L’austerità ha pesantemente aggravato la già grave crisi di liquidità.

– La crisi ha portato alla vittoria pariti di (pseudo)sinistra in Francia e in Italia. Il popolo chiede l’allentamento dell’austerità e la crescita.

– I partiti di sinistra promettono crescita (ma mantengono le riforme di austerità che hanno creato la crisi).

– La crisi si aggraverà così ulteriormente (anche se una modesta crescita generata dalla maggiore liquidità consentirà di illudere per qualche tempo). Gli elettori voteranno di nuovo a destra per delusione e/o ripicca, o non andranno a votare.

– Vinceranno di nuovo le destre e termineranno le riforme necessarie a distruggere completamente i Welfare-State filo-socialisti che sono il massimo impedimento per la rapida espansione dell’ultra liberismo economico a livello globale.

– La ripresa (a livello di Pil) vera ci sarà dopo, ma siccome la distribuzione del reddito sarà seriamente compromessa e rigidamente controllata da chi lo detiene, essa andrà a beneficio solo di chi è già ricco.

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