Il sindaco di San Miniato (Pisa), Vittorio Gabbanini (Pd),  ha fatto rimuovere le lapidi affisse sulla facciata del palazzo comunale che commemoravano la strage del Duomo del 22 luglio 1944. Due lapidi, due versioni contrapposte di quello che accadde in quel giorno. Strage nazista, secondo alcuni. Strage americana compiuta per sbaglio, per altri. Ma la decisione del primo cittadino ha innescato dibattiti e polemiche, culminate con il messaggio di Renzo Ulivieri  ex allenatore di Bologna, Fiorentina, Sampdoria, Torino, Napoli, Cagliari e Parma – che da bambino ha assistito all’eccidio in cui morirono 55 persone e ha postato un lungo commento su Facebook che si conclude con un “vaffa” nei confronti del sindaco.

Il Duomo di San Miniato fu colpito il 22 luglio 1944 da una granata americana che provocò la morte delle 55 persone che si erano rifugiate nella chiesa. La responsabilità fu attribuita fin da subito alle truppe naziste, che avevano sottratto la popolazione ai rifugi per portarla nella cattedrale. Nel 1954 venne apposta sul municipio una lapide che condannava l’attacco tedesco, nonostante fosse già stato annunciato che si era trattato di un bombardamento alleato. I tedeschi in Toscana avevano lasciato una enorme scia di sangue, con rappresaglie e azioni di guerra indiscriminate contro i civili – la più cruenta delle quali si consumò a Sant’Anna di Stazzema – causando 4000 morti. La memoria legata al conflitto mondiale aveva avuto la meglio sulla verità emersa dalle inchieste. Il 22 luglio 2008 l’amministrazione comunale di San Miniato ha deciso di porre vicino alla precedente lapide una nuova che attribuiva la strage ai bombardamenti statunitensi. Il testo fu scritto dall’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Le due lapidi sono rimaste l’una accanto all’altra, con verità diverse, indicando una memoria non condivisa per un evento che ha colpito molte famiglie.

Renzo Ulivieri è stato testimone dell’evento, oggi è un esponente locale di Sel: “Non ero d’accordo con Angelo Frosini che alla prima lapide ne volle aggiungere una seconda che dava una versione diversa dell’accaduto – scrive su Facebook – Poi, con fatica digerii la cosa e me ne feci una ragione. ‘Ci sono pensieri diversi e contrapposti, è bene che siano rappresentati entrambi’, mi imposi. Oggi bisognerebbe che tu trovassi un momento di riflessione e ti ponessi una domanda: ‘Che significato ha e come può venire interpretato il fatto che il sindaco di San Miniato tolga le due lapidi?’”. Il presidente dell’associazione nazionale allenatori di calcio si è risposto da solo, in modo provocatorio, sempre rivolto al primo cittadino: “Se non ci arrivi da solo provo ad aiutarti: con questo atto manifesti la volontà di voler rimuovere la memoria. Un popolo civile sa accettare e sa convivere anche con una memoria non condivisa. E il popolo di San Miniato lo ha dimostrato dal dopoguerra a oggi”. Il messaggio di Ulivieri a Gabbanini si conclude: “Una cosa potresti fare, molto semplice; alzare la mano e dire: ‘Scusate, mi sono sbagliato’. Se così non fosse, io spero che tu abbia almeno il buon senso di non presenziare alle manifestazioni del 25 aprile e nemmeno alla commemorazione dei caduti in Duomo. A me, che, bambino, ero in quella chiesa, seppure a malincuore, non rimarrebbe altro che, con garbo e con la massima educazione che mi rimarrebbe (poca), gridarti, con toni bassi, anzi sommessamente: sindaco Gabbanini, ma vai a fare in c..o!”

Il sindaco di San Miniato ha risposto alle critiche in una nota: “Avere accertato come siano andati realmente i fatti, è il riscatto che i familiari di queste 55 vittime hanno avuto dalla giustizia; togliere le lapidi non significa nascondere la verità ma rendere giustizia all’impegno e alla dedizione degli antifascisti, il cui ruolo e la cui memoria è un importante tassello che ci permette di conoscere chi siamo. Togliere le lapidi per ricollocarle in un posto più idoneo, come il futuro Museo della Memoria, vuol dire mettere a disposizione della cittadinanza la testimonianza di un passato che ci appartiene ma che, secondo noi, non ha più necessità di essere affisso alle pareti di un luogo pubblico, mentre potrebbero acquisire un senso maggiore per chiunque le legge, se collocate in un luogo idoneo, corredato da spiegazioni e testimonianze storiche che ricostruiscano una pagine triste, ma vera, della storia di San Miniato”.

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