Un amministratore delegato plenipotenziario e non dipendente dall’azienda, un cda composto da consiglieri “licenziabili“, il contratto di servizio che passa da tre a cinque anni. Sono i dettagli della ‘nuova Raì voluta dal premier Renzi, condensata nel testo del disegno di legge di riforma approvato dal Consiglio dei ministri una settimana fa e diffuso oggi sul sito di Palazzo Chigi. Un provvedimento snello – sei articoli – per ridisegnare governance e futuro di Viale Mazzini. .

Cda da 9 a 7 membri, ad plenipotenziario
Il consiglio di amministrazione sarà composto da 7 membri e non più da 9. L’elezione del cda avverrà sulla base di una lista composta da 4 membri, eletti due dalla Camera e due dal Senato con voto limitato, 2 membri di nomina governativa, designati dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze e un membro designato dall’assemblea dei dipendenti. Nominato dal cda su proposta dell’assemblea dei soci, l’amministratore delegato non sarà un dipendente della Rai e rimarrà in carica per tre anni, salva la revoca delle deleghe possibile in ogni momento da parte del cda, sentita l’assemblea. In caso di revoca, all’ad inoltre è riconosciuta un’indennità pari a 3 mensilità. L’ad nomina i dirigenti apicali, firma atti e contratti in totale autonomia dal cda fino auna spesa massima di 10 milioni. Tra i suoi poteri anche l’attuazione del piano di investimenti, del piano finanziario, del preventivo di spesa annuale, delle politiche del personale e dei piani di ristrutturazione.

Il contratto di servizio passa da 3 a 5 anni
Il ddl pubblicato sul sito di Palazzo Chigi prevede, poi, che restino le funzioni di controllo e di indirizzo generale della Commissione parlamentare di vigilanza Rai cui il cda deve riferire annualmente. Il rinnovo del contratto di concessione del servizio pubblico radiotelevisivo passa da 3 a 5 anni.

Entro un anno il nuovo testo unico della radiotelevisione
Il testo della riforma Rai prevede inoltre che entro un anno dall’entrata in vigore del disegno di legge, il governo sia delegato ad adottare un decreto legislativo per redigere un nuovo “testo unico della radiotelevisione”, previsto dalla legge Gasparri e richiesto dalla Corte costituzionale, che segua “criteri di riordino e semplificazione delle disposizioni vigenti, la definizione dei compiti del servizio pubblico con riguardo alle diverse piattaforme tecnologiche, tenendo conto della innovazione tecnologica e della convergenza delle piattaforme distributive”.

Rivedere il canone in base a morosità e disdette
Tra i principi delega, contenuti nel provvedimento, per la revisione del canone Rai c’è “l’efficientamento del sistema del finanziamento pubblico della Rai in considerazione del livello di morosità riscontrata, dell’incremento delle disdette, dell’analisi costi-benefici nel perseguimento di politiche economiche finalizzate a perequazione sociale ed effettività della riscossione”. Tra gli altri principi che il decreto delegato, da emanare entro un anno dall’entrata in vigore della legge: indicazione espressa delle norme abrogate; armonizzazione del sistema di finanziamento al modello privatistico-societario della Rai; revisione della normativa vigente tenendo conto della giurisprudenza delle corti superiori.

No codice degli appalti per acquisto e produzione dei programmi tv
I contratti conclusi dalla Rai con oggetto “l’acquisto, lo sviluppo, la produzione o la coproduzione e le relative acquisizioni di tempo di trasmissione di programmi radiotelevisivi sono esclusi dal’applicazione della disciplina” del Codice degli appalti. Lo stesso ddl prevede che per lavori e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria non sono soggetti agli obblighi procedurali previsti dallo stesso Codice per questo tipo di contratti.

Pd: “Fare gli straordinari per approvare il testo”
Il provvedimento inizierà il suo iter dalla commissione Lavori pubblici del Senato: “Ci sono tutti i presupposti per fare presto come auspicato da Renzi”, dice la segretaria della commissione, Laura Cantini. “Il Pd chiederà di fare gli straordinari per approvare la riforma in tempi utili per il nuovo Cda”.

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