Pensioni maggiori rispetto ai contributi versati. Dopo l’operazione trasparenza fatta sui trattamenti dei dirigenti dell’industria e la cassa integrazione dei piloti, l’Inps passa al setaccio le pensioni dei ferrovieri e scopre che il 96% di quelle liquidate tra il 2000 e il 2014 e ancora in pagamento nel 2015 – secondo le tabelle pubblicate venerdì 3 aprile nella sezione “Porte aperte” del sito dell’Istituto – è superiore all’importo che si avrebbe avuto calcolando l’assegno con il metodo contributivo. Il 27% degli assegni inoltre – sottolinea l’Inps – è superiore all’assegno calcolato con il contributivo di oltre il 30 per cento.

Il Fondo speciale delle ferrovie, costituito nel 1908, è confluito nell’Inps nel 2000 già in rosso (gli squilibri gestionali sono a carico dello Stato dal 1973). Nel 2013 il disavanzo era di 4,2 miliardi di euro. Gli iscritti sono in continua diminuzione perché sono limitati a quelli assunti prima del 2000, a quelli della holding delle Ferrovie assunti anche successivamente e gli ex dipendenti Fs trasferiti in altre amministrazioni che hanno optato per il mantenimento dell’iscrizione al fondo speciale. I lavoratori assunti nelle società appartenenti alla Holding sono iscritti al Fondo lavoratori dipendenti.

Dal 2012 i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia e anticipata sono gli stessi dei lavoratori iscritti al Fondo lavoratori dipendenti ma fino al 2011 i requisiti per la pensione di vecchiaia per il personale viaggiante (variabili a seconda dei profili professionali) erano tra i 58 e i 62 anni (con anzianità tra i 25 e i 30 anni). Dalla scheda Inps emerge come, a causa delle regole sul pensionamento in passato più generose di quelle attuali, la maggioranza dei ferrovieri con pensioni liquidate tra il 2000 e il 2014 abbia importi superiori di almeno il 20% a quello che avrebbero avuto con il calcolo contributivo.

In particolare il 36% gode di un importo tra il 20% e il 30% superiore, il 19% di uno superiore tra il 30% e il 40%. Mentre l’8% ha importi superiori a quelli del contributivo del 40%. Solo il 2% ha importi inferiori di più del 10% rispetto a quanto avrebbe ottenuto con il metodo contributivo. Le deviazioni dal contributivo sono più forti per chi va in pensione prima. “Ad esempio – si legge nella scheda – un ferroviere andato in pensione nel 2010 all’età di 59 anni (era ancora possibile con le quote età e anzianità) con una pensione lorda mensile di 3.240 euro percepisce una prestazione di 583 euro più alta di quella che avrebbe ottenuto con il ricalcolo contributivo; una persona andata in pensione all’età di 63 anni nel 2013 vedrebbe il suo assegno pensionistico ridursi di circa 335 euro passando da 3.525 euro lordi a 3.190.

Per la compilare la scheda sono state prese in considerazione 50.000 pensioni (di persone andate in pensione dopo il 2000), che rappresentano un terzo delle pensioni del fondo. Al momento il Fondo eroga 151.000 pensioni di vecchiaia e anzianità (e anticipate) con un importo medio di 25.000 euro, 1.400 pensioni di invalidità/inabilità e 67.000 pensioni di reversibilità (14.000 euro in media). Nel 2015 le nuove pensioni di vecchiaia, anzianità e anticipate saranno 1.700 per un importo medio di 32.000 euro.

Articolo Precedente

Fiat Chrysler, giuria Usa: “Deve risarcire 150 milioni per la morte di un bimbo”

next
Articolo Successivo

Manager pubblici, sei le società che hanno adeguato compensi ai nuovi tetti

next